FOCUS SUL PLURICANDIDATO FILM DI MICHAEL HANEKE
Amour è stata una pellicola amatissima, sia dalla critica che dai Festival, anche il pubblico ha voluto bene a questo film ma gli incassi sottolineano che, rispetto alle statuette di varia tipologia ricevute, il pubblico forse è stato il meno entusiasta dell’ultimo lavoro di Michael Haneke.
La storia d’amore e di senilità tra i due anziani interpretati magistralmente da Jean-Louise Trintignant ed Emmanuelle Riva può essere vista con due diverse prospettive: la prima è quella squisitamente ingenua di chi si affaccia alla pellicola senza sapere nulla della storia del suo regista. In questo caso Amour è davvero da annoverare tra i capolavori cinematografici di quest’anno dove l’amore puro e quel per sempre agognato da ogni storia si fonde con la realtà, feroce e ingiusta della vita, e allora l’amore resta tale ma tale resta anche la disperazione e la sua esasperazione.
Il secondo punto di vista con il quale si può vedere Amour è quello di chi invece conosce bene la storia del suo cineasta. In questo caso il film perde improvvisamente di spessore e pur rimanendo un lavoro notevole ha in sé tutta la decadenza di un regista, come Haneke che, in tutta la sua carriera, ha puntato sull’originalità delle storie, sullo spiazzare lo spettatore anche a costo di estremizzare la violenza e sul buttare fuori dall’ipocrisia la società borghese portando alla luce tutte le apparenze e svelandone la realtà. Haneke ha sempre dato vita a un cinema negazionista e intellettuale che in Amour non c’è.
È palese che probabilmente Amour porterà a casa un Oscar come miglior film straniero e non mi stupirebbe se la Riva vincesse quella come migliore attrice protagonista che sarebbe, tra l’altro, più meritata dell’altra.
Resta il fatto che i premi dovrebbero forse essere assegnati dopo aver guardato il film tenendo conto della storia di chi l’ha girato perché in questo caso Amour è l’ottima opera di un regista geniale che con questo lavoro si sta avviando verso la mediocrità.