PRESENTATO OGGI IL FESTIVAL POP E 2.0 DEL CINEASTA
Il Torino Film Festival è “Una delle realtà più interessati sin da quando era il Cinema Giovani, un modello per il resto d’Italia. Avete meritato il successo facendo le cose per bene con qualche colpo di genio, con la sorpresa di quest’anno: in un momento di crisi questo è l’unico festival che ha incrementato il numero di spettatori” con queste parole Paolo Virzì apre la conferenza stampa del Torino Film Festival, il suo Torino Film Festival che sarà un “festival pop, come lo definisce Ugo Nespolo”, dove “opere sperimentali e artisti qui hanno luce” e dove si trova “un’idea di cinema non razzista né conventicolare”.
Il regista in ammette di essere stato “incredulo” quando ha ricevuto la proposta di prendere la direzione del TFF, ma immediatamente “mi è stato fatto capire che potevo essere utile”.
Parlando dei progetti non inerenti alla kermesse Torinese e che comunque si accavallano alla preparazione di un Festival che vedrà luce a fine Novembre ma che è in modto già da ora, Virzì dice “In questo periodo sono impegnato in un film non facile per cui è uno sforzo speciale, ma che faccio volentieri”. Inizieranno infatti il 18 febbraio in Brianza le riprese de Il capitale umano ispirato al romanzo di Stephen Amidon che Virzì descrive come “Un noir padano o thriller brianzolo” che unisce “ironia e uno sguardo drammatico sul nostro tempo” e che avrà come interpreti Fabrizio Bentivoglio, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Gifuni e diversi giovani attori.
Il doppio impegno, dunque, non spaventa il regista: “L’anomalia di Torino è che diventino direttori dei cineasti in attività” afferma Virzì a margine, “e i miei predecessori hanno dimostrato che è possibile(…) È una pazzia nata con Nanni e porta lo sguardo del cineasta”, ricorda Virzì. “Non sono solo, faccio parte di un team ma posso portare contenuto come hanno fatto in maniera strepitosa Moretti e Amelio”.
Virzì ha le idee chiare riguardo al festival che vuole creare:”Avendo vissuto il festival come artista e regista – afferma – so che la presentazione di un film, un lavoro che ti ha impegnato negli ultimi due o e tre anni, è un momento delicato. Per questo vorremmo che fosse caldo e accogliente per gli artisti che decideremo di invitare. Dovremo festeggiare il successo del Torino Film Festival rendendolo più festoso. E gli artisti vanno festeggiati”.
Ha tante idee, “idee musicali, spettacolari” che non intende anticipare, ma ha chiaro in mente che “Possiamo regalare alla città e all’Italia un grande successo” e “Studieremo qualcosa di bello e innovativo per l’accoglienza”.
Il tentativo è di dare vita, nei nove giorni di festival, a “l’utopia di un cinema senza confini, dove lo spettacolo e l’intrattenimento popolare abitano nello stesso luogo dei percorsi d’autore, del documentario e del cine ma sperimentale”. “Noi vorremmo essere un esempio – afferma Virzì – e far veder quanto può essere bello e ospitale il cinema e tenere insieme elementi diversi. Non so se sia pop, ma mettere insieme cultura bassa e alta in un flusso ininterrotto di racconti attraverso i percorsi più disparati”.
Non ci sono ancora nomi ufficiali, ma “anticipiamo le intenzioni e lo spirito” che è quello di avere “Meno recinti in testa” e anzitutto “Spazio al cinema valoroso che sta combattendo a mani nude anche in anni difficili, ovvero il cinema italiano degli ultimi 15 anni” raccontato con incontri con gli autori in conversazioni con il pubblico. E a proposito di chi al cinema ci va, Virzì vuole che sia “un festival per gli spettatori”, che avranno il ruolo di giuria. “Il pubblico sarà chiamato a partecipare, realizzeremo un premio del pubblico” prendendo a esempio i festival di Berlino e di Toronto. Ha alta stima di chi partecipa al Tff: “un pubblico vero che viene da tutta Italia per il festival, e un pubblico torinese che esce di casa per vedere un bel film” aggiunge a margine.
Un’altra sezione del festival, quella denominata Festa Mobile, che per ora chiamano “Europop”, rappresenterà il “gusto pop europeo” e comprenderà “7-8 film molto amati ambito nazionale ma che non escono dai confini”, pellicole spagnole, francesi, scandinave “che fanno milioni di spettatori e da noi escono ad agosto”.
Il neodirettore si lascia scappare l’intenzione di coinvolgere “mondi lontani” ma resta abbottonato su nomi e titoli. In compenso, viene presentata ‘New Hollywood il nuovo cinema americano tra il 1967 e il 1976’ la retrospettiva a cura di Emanuela Martini che si articolerà in 2 anni: comprenderà 70-80 film e traccerà un quadro della produzione e dell’immaginario di quel decennio, con titoli come Cinque pezzi facili, Mean Streets, Pat Garret e Billy the Kid. Ci saranno alcuni di quei registi fondamentali per il nuovo cinema internazionale? “Ci piacerebbe averli tutti, abbiamo cominciato il corteggiamento”, ammette Virzì.
Inoltre,”Il Tff sarà un festival 2.0″. Anzitutto tramite il web: “Esistono nuove maniere di raccontare il cinema, mille blog”. L’intenzione è “suscitare discussione tra i protagonisti e i commentatori, tra i giornalisti e il blogger”. Potenziando anche Youtube e gli altri canali sul web del festival. A partire dai luoghi in cui si svolge la kermesse: spiega Virzì che la sua intenzione è far sì che i luoghi del festival siano aree “wi-fi free e se ne possa scrivere, discutere e mandare in onda”. A proposito dell’andare in onda, “Torino ha una visibilità crescente ma ne merita di più” perciò, afferma Virzì “dovremo lavorare perché la tv pubblica dedichi spazio al festival perché questi nove giorni meritano un racconto televisivo importante”.