Viva la libertÀ: dal libro al film

CONFRONTO TRA IL LIBRO “IL TRONO VUOTO” DI ROBERTO ANDÒ E IL LUNGOMETRAGGIO DA LUI DIRETTO

“Gli uomini di potere hanno un duplice problema: sul piano politico, quello di esercitarlo; sul piano simbolico, quello di disfarsene”.

È questa la riflessione del filosofo e sociologo francese Jean Baudrillard con cui Roberto Andò, regista di teatro e di cinema, apre il suo romanzo, Il trono vuoto, da cui poi è tratto il film Viva la libertà che ha come protagonista in un doppio ruolo il grandissimo Toni Servillo.

Grazie al fatto che in questo caso è l’autore stesso dell’opera, a firmare la trasposizione sul grande schermo e complice la bravura di Servillo che riesce perfettamente a caratterizzare i due gemelli Enrico e Giovanni esattamente come il lettore se li era immaginati Viva la libertà risulta essere una perfetta concretizzazione cinematografica del romanzo, opera prima di Andò, da cui è tratto.

Il segretario del principale partito d’opposizione, Enrico Oliveri, entra in crisi perché i sondaggi per le imminenti elezioni lo danno perdente.

Una notte dopo l’ennesima contestazione Oliveri si dilegua, lasciando un laconico biglietto.

Negli ambienti istituzionali e del partito, fioccano le illazioni, mentre la sua eminenza grigia, Andrea Bottini e la moglie, Anna, continuano ad arrovellarsi sul perché della fuga e sulla possibile identità di un eventuale complice. 

È Anna a evocare il fratello gemello del segretario, con il quale l’uomo da decenni non ha rapporti, Giovanni Ernani, un filosofo geniale, segnato dalla depressione bipolare e in casa di cura. Andrea decide di incontrarlo e ne resta talmente affascinato da iniziare a vagheggiare un progetto che ha la trama di un pericoloso azzardo.

Così, d’improvviso, un bel giorno, il segretario riappare sulla scena: inizia a parlare una lingua diversa, poetica e lucida, che colpisce, sorprende.

Le quotazioni del partito riprendono a salire, mentre l’opinione pubblica e le piazze tornano a infiammarsi d’entusiasmo. Nel rapido succedersi di eventi che caratterizza la campagna elettorale, il segretario diventa oggetto di un’ammirazione senza precedenti. 

Ma qualcuno, dal suo nascondiglio segreto, ne segue i movimenti, in attesa.

Esattamente come il libro il film è un affresco lucidissimo e divertente sul nostro paese fermo sul ciglio del baratro in attesa solo di una personalità che sappia salvarlo. È altissima la fiducia che il regista e scrittore Andò ha nella gente che riesce perfettamente a distinguere il bene dal male.

Molte delle descrizioni ovviamente nella trasposizione cinematografica perdono di spessore ma comunque resta intatto tutto quello che lo scrittore Andò aveva da raccontare e da dire su questa politica ammalata, nelle immagini che il regista Andò ha voluto mostrarci.

Nelle audaci e innovative parole dell’idealista e puro Ernani gli elettori riscoprono un termine da qualche tempo desueto in politica: passione. E questo si palesa tanto nel libro, quanto nel film.

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