ATTORI D’ECCEZIONE PER UN FILM CHE ISPIRA PASSIONE E SPERANZA CONTRO LA RASSEGNAZIONE POLITICA DEGLI ULTIMI ANNI
Si è tenuta oggi, presso la Casa del Cinema, non a caso la Casa della cultura cinematografica italiana, la conferenza stampa di Viva La Libertà di Roberto Andò, tratto dal suo ultimo libro Il trono vuoto. Un incontro che si è trasformato in uno tra più formativi, grazie ad un film che suggerendo una soluzione, arriva a infondere speranza a un popolo e a un Paese, stanco di un sistema politico ormai privo di ogni fonte di sorpresa. Un film che tratta la politica a modo suo e secondo un punto di vista differente, che le ridona spirito e passione, valori oggi dimenticati. E’, infatti, lo stesso regista a riassumere con le parole dello scrittore Orhan Pamuk l’obiettivo finale della sua opera: “Quando la speranza non c’è bisogna inventarla”.
Protagonista della pellicola è il trasformista Toni Servillo che si sdoppia in due personaggi: da una parte il segretario del maggiore partito d’opposizione, Enrico Oliveri, il quale dopo il crollo del consenso dei cittadini e la contestazione da parte di fazioni politiche e mass-media, entra in crisi e fugge dal suo ruolo pubblico, per rifugiarsi a Parigi, da Danielle (Valeria Bruni Tedeschi) una segretaria di edizione conosciuta all’epoca in cui ancora accarezzava l’idea di fare il regista; dall’altra parte Giovanni Ernani, filosofo estroso, intellettuale motivato, affetto da una depressione bipolare, che prende il posto vacante, (il trono vuoto) del fratello gemello senatore. Da qui il suo partito cambia radicalmente i suoi connotati, il consenso si raddoppia, e il popolo, si sente finalmente ispirato dal suo leader.
Roberto D’Andò: “Viva la libertà è un film che corrisponde al mio intenso bisogno di raccontare una storia che mette al centro il tema politico, senza le solite polemiche, bensì contenendo in sé, il forte desiderio di leggerezza, al quale troppo tardi sono approdato, ma che ora ho deciso di non abbandonare. Non avrei potuto fare il film se non avessi trovato il protagonista adatto a inscenare questa doppia personalità e Toni Servillo, mio amico, è il primo e unico nome che mi è venuto in mente. Senza Toni non avrei girato il film, perché lui, nel suo volto, ha qualcosa di molto concreto che appartiene alle pieghe della vita e della realtà, ma che allo stesso tempo ha anche qualcosa di ipotetico, che rimanda a qualcosa che non c’è”.
Toni Servillo dal canto suo, risponde: “Per un attore che fa teatro in maniera militante, come me, interpretare il doppio, è un’occasione ghiotta; il meccanismo drammaturgico del doppio fa parte della millenaria tradizione teatrale e quindi mi sono lasciato ispirare da essa, come I due gemelli veneziani di Goldoni. Abbiamo deciso di girare prima il leggero e profondo filosofo Giovanni Ernari per poi dedicami a Olivera, per sottrazione. Inoltre, il piacere è derivato al fatto che questo film, racconta la politica sotto un punto di vista insolito, dimostrando apertamente la necessità di tornare a far riferimento alla cultura, che non è solo serbatoio ma slancio all’azione”.
Non solo Servillo, anche Mastandrea, ha dato ancora una volta prova della sua bravura in scena. Lui interpreta Andrea Bottini il co-protagonista che scommette su un folle, rappresentando una categoria quasi sconosciuta, quella dei giovani politicanti che si lasciano ispirare e travolgere dalla cultura e dalla passione di un leader. “Lavorare con un attore come Servillo è un motivo di crescita perché lui insegna ad attori come me, che hanno fatto dell’incoscienza il punto focale della propria carriera, a conoscere e non smettere mai di incuriosirsi; è come lavorare con una digos creativa: non conosce solo il suo lavoro, ma quello di tutta la troupe – Inoltre, Viva la Libertà mi ha dato l’opportunità di interpretare un secondo ruolo, importante perché da spalla al protagonista; un ruolo spesso dimenticato nel cinema italiano, ma di tradizione in quello americano”.
Valeria Bruni Tedeschi, la quale interpreta la vecchia amica dalla quale si rifugia il senatore in crisi, riassume in poche parole la sua esperienza: “Lavorare con Servillo è stato uno slancio culturale, professionale e umano. Viva la libertà non è un film solo politico ma su sé stessi; i due fratelli rappresentano le due facce di una stessa identità, e il film ci pone il punto di vista secondo cui, almeno per una volta, è la parte di noi stessi più irrazionale a vincere sull’altra”.
Dalle parole del cast presenti in sala, tra cui spicca anche Michela Cescon, nel ruolo della moglie del senatore, si confermano le impressioni e le suggestioni del film, prevedendo che esso farà riflettere, senza mai cadere però, nel tranello della strumentalizzazione, perché esso va oltre e realizza un atto di speranza donato ai cittadini, con il solo servizio di “suggerire” una possibile soluzione.
Si difendono, infatti, regista e cast alle domande insistenti da parte dei giornalisti di trovare una sorta di riferimento alla situazione politica contemporanea, priva di un leader in cui credere. “Il film serve a suggerire una soluzione non a dare la zappa sui piedi a chi governa la politica dei nostri giorni; serve a dare spunto alle riflessioni, e perché no a infondere speranza” dichiara Servillo e D’Andò conferma: “Viva la libertà non ha i caratteri della cronaca politica; è evidente da che tipo di anima proviene (la Sinistra italiana ndr.) e per questo motivo non è strumentalizzabile. Non serve a contrastare, né a osannare alcun partito politico, bensì a condividere un necessario ritorno alla cultura, all’ispirazione dei testimoni del nostro passato”.
Figurano nel film, infatti, il volto di Berlinguer, la protesta di Fellini e ancora il discorso del comizio di Giovanni Ernani tratto da una poesia di Bertol Brecht intitolata, A chi esita; tutto questo serve quindi, per rammentare a tutti noi che è indispensabile ritrovare i nostri dèi e recuperare i maestri del passato per gestire meglio il presente.
Viva la libertà esce nelle sale italiane il 14 febbraio, lasciatevi ispirare da esso.