Come il mago di oz ha ispirato il cinema di lynch

RIFERIMENTI DIRETTI E INDIRETTI ALLA FAVOLA DI L. FRANK BAUM IN “CUORE SELVAGGIO” DI DAVID LYNCH 

In questi giorni, la favola delle favole Il Mago di Oz, torna in prima linea, grazie al visionario prequel, diretto da Sam Raimi, Il grande e potente Oz. Tanti altri, però, sono stati i registi che, sebbene indirettamente, si sono ispirati al romanzo di Baum, uno di questi è stato senza dubbio, il geniale regista di Philadelphia, David Lynch. Il film in questione è Cuore Selvaggio del 1990 con protagonisti, Nicholas Cage e l’attrice feticcio di Lynch, Laura Dern. In quel periodo Lynch veniva da un film, Velluto Blu, che segnò in maniera definitiva la sua consacrazione internazionale; la decisione di dirigere Cuore Selvaggio, fu dunque una delle tante follie coraggiose che lo contraddistinguono fino a oggi.

Il film, infatti, fu quello che fece discutere di più e che divise profondamente le opinioni della critica e del pubblico. Prodotto nel 1990 dalla Polygram / Propaganda e ispirato, al romanzo Wild at Heart. The story of Sailor and Lula di Barry Gifford, il film fu premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes dalla giuria preseduta da Bernardo Bertolucci. Ma nonostante la vittoria della Palma d’Oro, molti critici continuano a ribadire che Cuore Selvaggio fu uno dei film meno riusciti del regista americano, forse perché imperfetto, caratterizzato da un ritmo frammentario, che ricorre ad espedienti narrativi a volte troppo estremi. Però, se da un lato non possiamo negare alcuni limiti di questo film, dall’altro abbiamo il dovere di controbattere, perché Cuore Selvaggio, così sincero e al contempo surreale è uno dei film in cui la tendenza poetica di Lynch, intrecciare il conforme con l’irreale, è meglio rappresentata.

Partendo là dove era arrivato con Velluto Blu, il regista americano ci mostra un mondo nel quale l’apparenza non nasconde più, sotto la superficie, un mondo celato colmo di mostruosità e atrocità, bensì esterna la pazzia e la violenza, le quali esplodono visivamente coinvolgendo tutti, innocenti o colpevoli, vittime o carnefici. Cuore Selvaggio mostra alcune peculiari differenze rispetto all’opera narrativa a cui si ispira, ma lo stesso Gifford, che non partecipa alla realizzazione del film né alla stesura della sceneggiatura, contrariamente alle aspettative della stampa si dimostra entusiasta della piega perversa, arrivando a dichiarare che, a suo avviso, si tratta di “un film fantastico. Meraviglioso. È una specie di grande, cupa commedia musicale”. Anche, il finale è totalmente capovolto: contrariamente alle convenzioni del genere e alla chiusa del romanzo, in cui Sailor abbandona Lula, la coppia non va incontro a un destino crudele ma decide di restare insieme, lasciando intendere che invece li aspetta un lieto avvenire come famiglia.

Molti spettatori e critici si sono interrogati sul finale di questo film, e il regista a riguardo, ha dichiarato: “Sailor e Lula dovevano rimanere insieme: il problema era escogitare il modo, e al contempo conservare la scena in cui si separano. Alla fine, alla soluzione contribuì Il Mago di Oz”. Ecco quindi che il maestro dell’inverosimile e del bizzarro, David Lynch, grande appassionato del romanzo di Baum, si lascia ispirare da esso, mettendo in scena una favola crudele, proprio come in Il Mago di Oz. Sebbene il fantasma del romanzo di Baum, aleggiasse già, nell’immaginario lynchiano sotto forma di folletti, streghe e spettri che popolavano i suoi film precedenti, o in maniera più diretta in Dorothy interpretata da Isabella Rossellini in Velluto Blu, in Cuore Selvaggio il tema del magico mondo di Oz si rivela in palesi forme, contagiandone la storia. Il sotto testo costituito da Il mago di Oz, opera che ha influito molto sull’immaginario e sul substrato culturale statunitense, fa da contrappunto continuo (nella sua versione cinematografica più che in quella romanzesca) al tessuto filmico di Cuore Selvaggio e diventa un punto di riferimento costante.

Generalizzando entrambe le storie possono essere considerate una parabola d’innocenza, di fiducia ingenua, una sorta di variante dell’American dream. Cuore Selvaggio può dunque essere definito un film d’infanzia, un film di un bambino che vede tutto in maniera distorta e ingenua; lo stesso Lynch ha parlato della coppia, rilevandone il candore e l’ingenuità, ed è anche in questo senso che vanno letti i molteplici riferimenti al mondo di Oz. L’atemporalità esasperata che alimenta l’indeterminatezza e favorisce la presenza di un alone magico e fiabesco all’interno del quale s’inseriscono le strane presenze e le visioni, e poi, la forte stigmatizzazione dei buoni e dei cattivi all’interno della narrazione, tipica dei personaggi di una favola, in bilico tra tragedia e commedia, come ad esempio quella della morte di Bobby Peru, la cui testa esplode per un colpo di pistola come se fosse un palloncino, che si riallaccia idealmente alla trasformazione in liquido putrescente della Strega cattiva de Il mago di Oz.

Lynch poi, indugia su alcune inquadrature della strega cattiva che vola sulla sua scopa, accanto all’auto della coppia e inserisce nel finale una Strega buona; fata, dea ex machina, che viene giù dal cielo in aiuto di Sailor, in difficoltà per aver subito un violento pestaggio. Come in ogni fiaba i personaggi sono caratterizzati per mezzo di un aspetto particolare o di un elemento morboso della loro fisicità o personalità: Juana, la torturatrice di Farragut, ha una complicata protesi ad una gamba mentre Dell, il cugino di Lula, è uno squilibrato ossessionato dal suo rapporto fisico con gli scarafaggi. La sequenza che si svolge a Big Tuna, poi, rappresenta l’apice, quando la giovane coppia fa la conoscenza di una serie di disadattati: “I know it’s not exactly Emerald City”, dice Sailor.  “If ever I go looking for my heart’s desire again, I won’t look any further than my own backyard“, concludeva la piccola Dorothy del romanzo, ma nel film di Lynch nessuno sembra avere un punto fermo cui fare ritorno dopo essersi smarriti, e questa brusca alternanza tra fiaba e dura realtà sembra spiegare il senso di spiazzamento continuo, la mancanza di riferimenti spaziali che pervade la pellicola.

Tutto quello che sognano i due giovani protagonisti, è di raggiungere, percorrendo una strada di mattoni gialli, la loro Emerald City, una città dove possono svolgere una vita normale, lontano dalle streghe cattive, al riparo da un mondo really wild at heart and weird on topCuore Selvaggio è per queste ragioni, il film che più di tutti, permette a Lynch di esibire liberamente le sue ossessioni, la sua attenzione ai dettagli e all’infinitamente piccolo (scarafaggi sulle mutande del cugino di Lula e in generale gli oggetti quotidiani che si caricano di una cifra minacciosa) e la sua vena più ironica e ludica. È in questo film che David Lynch mette in scena al meglio la commistione dei due mondi: quello della realtà e quello del desiderio. 

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