Trilussa. storia d’amore e poesia: da domani sera su rai uno

MICHELE PLACIDO INTERPRETA IL POETA ROMANO NELLA ROMA DEL 1937

Fa la ninna, cocco bello,

finché dura sto macello:

fa la ninna, ché domani

rivedremo li sovrani

che se scambieno la stima

boni amichi come prima.

So cuggini e fra parenti

nun se fanno comprimenti:

torneranno più cordiali

li rapporti personali.

E riuniti fra de loro

senza l’ombra d’un rimorso,

ce faranno un ber discorso

su la Pace e sul Lavoro

pe quer popolo cojone

risparmiato dar cannone! 

Sono del 1914 questi versi della poesia Ninna Nanna de la guerra, scritta da Carlo Alberto Salustri, in arte Trilussa. Versi di una contemporaneità disarmante come contemporanei sono tutti i versi del poeta che dall’età giolittiana al secondo dopo guerra ha usato la sua penna e la romanità stretta del suo linguaggio per fare satira politica attraverso la poesia.

Ed è proprio alla figura complessa di Trilussa che la Rai dedica due prime serate, lunedì 11 e martedì 12 marzo, con la fiction Trilussa. Storia di amore e di guerra nella quale il poeta viene interpretato da un Michele Placido in ottima forma.

Ma attenzione: “non è una classica biografia ma un racconto appassionante e originale che apre uno squarcio luminoso sulla personalità e sull’opera dell’artista. È stato fatto un grande lavoro di scrittura. Il racconto si è concentrato sul 1937, un anno in cui il mondo scivola verso la guerra. Si racconta la vicenda liberamente ispirata alla realtà, sospesa in una Roma un po’ reale e un po’ favolistica” spiega Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction.

La fiction è girata interamente a Roma, tra i vicoli e le piazze del centro storico, da Trastevere all’Arco de’ Cenci, da piazza Campitelli all’isola Tiberina. “Una gran bella fatica – scandisce Guido Lombardo presidente della Titanus – anche perché Roma è cara”. Un tasto sul quale batte anche lo stesso Placido che rimarca: “questo prodotto Rai sfida il cinema italiano perché si ritorna a girare in Italia lavorando con maestranze del cinema di casa nostra, con scenografi tecnici attori italiani. Girare a Roma non è stato facile. I nostri produttori, nonostante la crisi, dovrebbero lavorare in Italia”.

Accanto a Placido ci sarà Monica Guerritore che torna sul piccolo schermo reduce dal grande successo di critica e pubblico ottenuto con il musical dedicato a Judy Garland, End of the Rainbow.

“Interpretando questo personaggio – dice Monica Guerritore – mi sono resa conto con emozione che stavo riportando in vita e ridando voce a una donna vera, che era rimasta nell’ombra e a cui nessuno, prima degli sceneggiatori Pondi, Logli ed Exacoustous, aveva dato una storia. Mi stupisco di questo mistero. Il legame che la unisce a Trilussa è fortissimo – continua Guerritore – E’ la donna, l’unica, che governa quel mondo e quell’intimità da cui tutti gli altri sono esclusi. Rosa vive per il poeta, lo protegge, lo guida, lo preserva da se stesso, dai debiti e ne condivide le idee”.

A far parte del cast, guidato dal regista Lodovico Gasparini e arricchito dalle musiche di Stelvio Cipriani, ci sarà anche Rodolfo Laganà nel ruolo di Rapiselli, amico e compagno di bevute e di avventure di Trilussa.

Mussolini, Roma in camicia nera, i café chantant, le osterie da pochi soldi, gli orfanotrofi gonfi di bambini , le suore con i baffi, Gabriele D’Annunzio, Pirandello. Questo e molto altro vedremo in questa fiction che ci racconta un Trilussa ormai arrivato ai 66 anni con la sua cravatta allentata e il panama in testa che ha il volto inconfondibile di un Placido completamente immerso nel personaggio e che ammette: “ho accettato di misurarmi con questo grande artista perché amo la poesia, e perché Trilussa era un autentico anticonformista a differenza di altri come D’Annunzio o Pirandello ad esempio che avevano addirittura la tessera fascista. Lui era al di sopra della politica. Non è mai stato fascista né antifascista. Nelle sue poesie parla della decadenza della politica, argomento attualissimo. Viveva alla giornata, aveva l’incubo di pagare l’affitto, era sempre pieno di debiti e però, pur non vivendo nel lusso, si godeva la vita tra donne, abiti eleganti e teatro.

Quando il Presidente della Repubblica Einaudi lo nominò senatore a vita nel 1950, non a caso commentò ‘m’hanno nominato senatore a morte’, morì pochi giorni dopo”. 

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