Margaret thatcher: il cinema che l’ha raccontata

I FILM CHE HANNO IMMORTALATO LA DONNA E L’INGHILTERRA NEGLI ANNI IN CUI FU IRON LADY IL PRIMO MINISTRO DA KEN LOACH A STEPHEN DALDRY

Quando si interpreta una persona, e un personaggio controverso non si deve giudicare, avere delle opinioni, odiare o amare. Si deve piuttosto cercare di entrare nella sua personalità e abbassare il profilo della propria. La Signora Thatcher è stata una conservatrice, si è macchiata le mani di sangue, ha fatto scelte impopolari e dure. Ma è indubbio, ad esempio, che sia stata a suo modo una femminista. Per la gente della mia epoca era inconcepibile che una donna sedesse in un consiglio d’amministrazione, guidasse una grande corporation, fosse protagonista in politica. Thatcher lo è stata, e ha fatto la Storia, nel bene e nel male.

Così Meryl Streep, protagonista di Iron Lady, ultimo film in ordine di tempo incentrato sulla controversa figura della Thatcher, morta ieri a 87 anni, e che ha regalato all’attrice l’ennesimo premio Oscar, ha parlato della Lady di ferro da lei interpretata e del modo, totalmente privo di giudizio, in cui è riuscita a impersonarla.

Iron Lady pur essendo, a oggi, forse la biopic più famosa sull’ex premier conservatrice non è l‘unico lungometraggio che ha tentato di raccontare la complessa e interessante figura della donna e le conseguenze che la sua politica ha avuto in Inghilterra.

Tra gli anni 80’-90’, periodo in cui la Lady di ferro guidava la Gran Bretagna nacque una vera e propria tendenza cinematografica detta anti-thatcheriana nella quale le pellicole erano ambientate nelle parti deindustrializzate dell’Inghilterra e in cui i protagonisti erano o disoccupati o comunque famiglie poverissime capaci di adottare qualsiasi espediente per sopravvivere a causa della politica del Primo Ministro. Gli esempi più conosciuti, col tempo  diventati veri e propri film cult, sono, tra gli altri: Grazie signora Thatcher di  Mark HermanThe Full Monty di Peter Cattaneo e Billy Elliot di Stephen Daldry.

Ma, parlando ancora di film che raccontano delle condizioni di vita e lavorative dell’Inghilterra non si può non annoverare Ken Loach il quale, sin dagli esordi, ha messo al centro della sua filmografia tale tema e che, di conseguenza, ha sempre attaccato la politica thatcheriana prima e anche adesso che neanche la sua ombra può far più paura.

“Margaret Thatcher è stato il primo ministro più controverso e distruttivo dei tempi moderni: disoccupazione di massa, fabbriche in chiusura, distruzione della comunità, questa è la sua eredità. Era una lottatrice e il suo nemico è stata la classe lavoratrice inglese” ha affermato il cineasta aggiungendo a questa rabbia un’idea su come “vendicarsi” della politica della Lady di ferro che avrà dei funerali solenni: “privatizziamo il suo funerale. Mettiamolo sul mercato e accettiamo l’offerta migliore”.

La dura anima nascosta alla perfezione dall’austerità del suo volto e delle sue decisioni si mostrò per una sola volta quando, commossa, lasciò la casa di Downing Street dove aveva visto, da Premier, per 11 anni. Quell’anima beffata dal destino che colpì la mente di una delle donne più intelligenti del mondo attraverso una serie di ictus e una demenza che dal 2002 le ha impedito di farsi vedere in pubblico ora non c’è più ma, nonostante questo, Margaret Thatcher riesce ancora a dividere caldamente le opinioni e se da una parte Obama l’ha ricordata dicendo: “Ha lasciato gli Stati Uniti privi di una vera amica e di un campione della libertà” al di là dell’Oceano, a  Brixton, zona sud di Londra conosciuta per le sue origini popolari, un gruppo di circa 500 persone si è riunito per festeggiare la morte della statista sventolando uno striscione che recita the Bitch is dead.

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