Giovane e bella: recensione film

OZON CON LEGGERO VOYEURISMO RACCONTA LE STAGIONI DELL’ADOLESCENZA E DELLA SESSUALITÀ

giovane_e_bella_posterGENERE: drammatico

DATA DI USCITA: 7 novembre

DURATA: 95′

VOTO: 3,5 su 5

Oltre alla vita intera è possibile anche dividere in stagioni una fase dell’esistenza, soprattutto se la fase in questione è quella delicata e piena di cambiamenti dell’adolescenza.

Francoise Ozon nel suo ultimo lavoro Jeune et Jolie, arrivato in Italia con il banale titolo Giovane e bella, racconta proprio attraverso il cambiamento del tempo rinchiuso nelle quattro stagioni che da esso deriva un anno di vita di Isabelle (Marine Vacth).

La prima volta che la ragazza compare sullo schermo è estate e, come accade sempre alle giovani donne della sua età, Isabelle è vittima di un amore furtivo. Lui si chiama Felix e la porta sul palmo della sua mano anche quando fa l’amore con lei per la prima volta. Il tempo passa, trascorrono i mesi e arriva l’autunno. Isabelle è cresciuta in fretta e la sua sessualità è esplosa forse più di quanto sia consono: ora fa la prostituta. Noi la vediamo mentre si dirige verso un hotel di lusso in cui  uno dei suoi clienti la sta aspettando.

Ozon ritrae l’adolescenza di Isabelle e gli errori che derivano da uno sperimentare curioso e folle conseguenza della sua doppia vita di cui nessuno è a conoscenza, con l’eleganza stilistica che lo contraddistingue.

Il cineasta francese, amatissimo nel suo paese, non è nuovo al mettere al centro dei propri lavori dei corpi bellissimi. Ovviamente il perno della storia è il corpo di Marine Vatch modella che, per la prima volta sul grande schermo, oltre a mostrare la sua avvenenza dimostra anche una capacità recitativa notevole.

L’opera di Ozon è sincera e la scena in cui dal buco della serratura vediamo Isabelle liberarsi del suo bikini è talmente candida da fermare sul nascere ogni accusa di voyeurismo morboso. È ovvio che in un lavoro di questo tipo è impossibile non dare l’idea di spiare ciò che avviene ma il regista lo fa con leggerezza, accarezzando gli avvenimenti e di certo non mortificandoli.

Se nella prima parte il film può sembrare in una versione dei giorni nostri di Il tempo delle mele con l’andare avanti delle immagini e degli accadimenti Ozon sembra essersi ispirato a Vivre sa vie capolavoro della Nouvelle vague di Godard.

Dal primo approccio all’altro sesso a una consapevolezza estrema del proprio corpo, tanto da sfruttarlo, Ozon racconta le stagioni di Isabelle con un’onestà che non potrà lasciare indifferente il pubblico.

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