Emergency Exit: la vita dei giovani italiani nel mondo

UN VIAGGIO IN EUROPA PER CAPIRE COME VIVONO E COSA PENSANO

C’è chi va e c’è chi viene. L’Italia è sempre stato uno dei posti più gettonati nel Mediterraneo per l’immigrazione, il sogno americano di quelle tante persone provenienti dall’Africa e dall’Asia che sperano in un futuro migliore. Eppure da qualche decennio, non sembra essere più il Bel Paese, quello che incantava per lo splendore dei paesaggi, la gente accogliente e il benessere industriale. La crisi degli ultimi anni ha solo accentuato un processo di emigrazione iniziato tempo addietro, che vede i molti giovani laureati italiani trasferirsi all’estero alla ricerca di un futuro qualificato e migliore. Il perché di questo gesto, definibile ‘estremo’, viene raccontato nel documentario Emergency exit, girato dalla cineasta barese Brunella Filì.

In un periodo di 6 mesi, telecamera in spalla e supportata da un team di tecnici, la giovane regista ha intrapreso un giro dell’Europa (Austria, Germania, Spagna, Francia, Norvegia e Regno Unito) e una tappa negli States (New York) per approfondire le vite dei cervelli in fuga. Non solo racconti di realtà parallele, ma anche indagini con esperti dei settori comunicativi: le testimonianze di Gianni Minà, Franco Ferrarotti, Bill Emmott, Daniele Silvestri e Claudia Cucchiarato spiegano allo spettatore come si arriva alla scelta di abbandonare quelle che sono le tue radici e la vita che ti sei scelto, per ricominciare da capo in un altro paese completamente solo.

“Tutto quello che faccio come regista, oltre ad ascoltare, è cercare il modo migliore di rappresentare queste storie, queste ricerche, queste esperienze, in modo che anche chi non può viverle in prima persona, il pubblico, possa cercare di capirle, di farsi un’idea, di chiedersi che cosa sta succedendo. Ritrarre, dunque, senza mentire o nascondere: storie e persone così come vengono fuori, in condizioni di frustrazione, di gioia, di compagnia, di solitudine, di distanza, di avvicinamento, di dubbio, di forza, di fragilità. Non ricerco stereotipi, o clichè: non voglio spiegare i problemi dell’Italia nè parlare di politica o economia, che probabilmente sono dettagli microscopici rispetto al più grande affresco rappresentato dalle vite reali, in particolare della giovane generazione, accomunata dalla lontananza da casa, dalla speranza di opportunità migliori e dallo spirito aperto e cosmopolita. È il loro sguardo, il loro primo piano, a raccontare indirettamente l’Italia di oggi, nel bene e nel male”, queste le parole della regista, che ha recentemente chiuso una campagna di crowdfunding molto positiva per la produzione del road-movie, evitando così spinose questioni di censura dei dialoghi ed assicurando autenticità ai racconti.

Selezionato agli Italian Doc Screenings 2012, speriamo vivamente che a breve questo lavoro di verità e denuncia possa approdare nelle sale ed essere visto da quante più persone. Il problema della disoccupazione giovanile italiana è un problema che riguarda tutti, a prescindere dal target di età!

 

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