PICCOLA CINE-RIFLESSIONE SULLA NOTIZIA DEL GIORNO, LA SCOMPARSA DI ANDREOTTI
Ci sono certi personaggi destinati ad entrare nella storia come figure emblematiche, importanti e al contempo misteriose, apprezzate ed odiate con eguale enfasi. Tra queste, Giulio Andreotti, spento oggi all’età di 94 anni. Al di là di alcune normali battute, per una persona di tale notorietà, è chiaro che la sua scomparsa chiude un cerchio di mistero legato ad anni bui (ma non solo) dell’Italia, destinati a scomparire con lui e la sua memoria.
Nel 2008 ci aveva provato Paolo Sorrentino attraverso il suo magnifico film Il Divo a raccontarne gesta e carattere, inquadrando perfettamente, stando almeno al giudizio di noi critici, il personaggio schivo e sicuramente intrappolato in cospirazioni talvolta più grandi di lui, figura carismatica e temuta allo stesso tempo. In che modo vi starete chiedendo? Il suo operato è sotto gli occhi di tutti.
Quando si raggiunge tale potere ci pare chiaro ed evidente che qualcosa di losco alla fine sotto deve pur esserci, anche in mancanza di prove, quella sensazione che tra il sordido e il viscido, nessun solvente potrà mai smacchiare. Nemmeno le opere a fin di bene fatte in pompa magna nel passato, il discorso però, come il suo monologo vuole (o meglio quello dello straordinario Toni Servillo, suo camaloentico alter ego cinematografico) è un altro.
Non c’è verità che una e una sola. Il popolo italiano non ha idea delle malefatte perpetuate per il bene del paese, attraverso il potere farne un atto di sopravvivenza. Solo il tempo perdona veramente, quell’unità di misura in cui tutte le verità giungono a Dio. Questo “lui” lo sa…e lo sapeva anche Giulio. Noi, probabilmente, mai.
SdB