IL GRANDE GATSBY, LUHRMANN NON RIESCE AD INCANTARE DEL TUTTO NELLA SUA CONTEMPORANEIZZAZIONE DEL CLASSICO LETTERARIO
DURATA: 143′
USCITA IN SALA: 16 Maggio 2013
VOTO: 3 su 5
Baz Luhrmann ci ha da sempre abituato a sfarzosità, immaginazione, creatività oltre ogni limite. Ci ha conquistato con la sua interpretazione in chiave moderna di Romeo + Juliet, ci ha regalato una delle storie d’amore più belle del grande schermo con Moulin Rouge. Si era un po’ perso con Australia, polpettone hollywoodiano faticoso da seguire per 163 minuti. E dopo 5 anni dall’ultimo lavoro, torna a raccontare una favola d’altri tempi, mettendo in scena il celebre racconto dello scrittore americano Scott Fitzgerald.
Portare sul grande schermo Il Grande Gatsby è già di per se un rischio, visto che quella di cui parliamo è la quarta trasposizione cinematografica. La questione diventa ancor più pericolosa se ad osare una mossa del genere è Luhrmann, regista visionario coraggioso nell’affrontare lavori cinematografici spinosi con quel suo stile mondano e pomposo. Quando si intraprende una sfida del genere a volte però, si perde anche. E questo film è in parte una sconfitta, perché non è riuscito a coinvolgere a pieno lo spettatore nel clima festoso degli anni ’20.
La storia si sviluppa grazie ai ricordi di Nick Carraway (Tobey Maguire), scrittore alla ricerca di se che un’estate di molti anni prima si trasferisce a Long Island vicino la mega residenza della cugina Daisy (Carrey Mulligan). Reso complice dal marito di lei, Tom (Joel Edgerton), di vari tradimenti, Nick entra a far parte di un giro di feste indette dal suo vicino, il signor J. Gatsby (Leonardo Dicaprio). Una giorno riceve un invito ufficiale da Gatsby per partecipare ad una delle sue serate. Sarà l’inizio di un’amicizia, il cui fine ultimo è ritrovare un amore passato mai veramente perduto.
Nonostante la spettacolarità della scenografia sia davvero di una grandezza unica nel suo genere, sia per i costumi d’epoca sia per l’ambientazione imponente delle ville e della città di New York, Luhrmann non è riuscito nell’intento di mescolare insieme e amalgamare bene il passato con il presente. Lo stacco temporale si nota: è come se ci ritrovassimo all’interno di una festa in costume anni ’20 senza fine, ma l’anno nel quale si svolge è quello corrente. I bellissimi abiti del tempo poco hanno a che fare con balletti volgari stile video di rapper quale 50 cent. L’amaro rimane anche per l’emozionante colonna sonora, che purtroppo in parte cozza con il film.
Nel complesso però è un film talmente particolare che non si può bocciare in toto. Se ne vedono pochi di registi che hanno l’audacia di mettere in scena e pensare ad un prodotto dalla tale resa cinematografica, con un copione ed un cast ad interpretarlo che da soli salvano nettamente l’opera. Primo su tutti il camaleontico Leonardo Dicaprio, perfetto nel ruolo del gentleman-gangster, con quel sorriso sfavillante e gli occhi da innamorato sognatore. Perfettamente in parte anche Joel Edgerton, sufficiente la prova di Maguire e Mulligan.
E come direbbe Jay Gatsby: “La mia vita deve mirare in alto.. deve andare avanti”… e cosi anche Luhrmann, uno dei pochi registi sognatori che pensano in grande.