John dies at the end: missing in italy

UN PASTICHE HORROR TRA SPLATTER E UMORISMO ALLA MONTY PYTHON CON LA ‘GUEST STAR’ SPECIALE PAUL GIAMATTI

Di sicuro non sarà il titolo che metterà tutti d’accordo, eppure non si puo’ che definire John dies at the end come una ‘wild ride’ capace di prenderti dal primo all’ultimo istante. Viaggi interdimensionali, zombie, assassini psicopatici, gente che usa hotdog come telefono (?)… Questi e altri sono elementi che fanno parte del trip visivo di Don Coscarelli (Phantasm, Bubba Ho-Tep), forse l’unico capace di mescolare con efficacia l’universo dei film horror vecchio stile con un umorismo nonsense, degno erede dei Monty Python.

Il film, ispirato all’omonimo romanzo di David Wong, parte da due disadattati investigatori dell’incubo (anni luce ovviamente da Dylan Dog) che un giorno si ritrovano tra le mani una dose di una sostanza stupefacente nota come “salsa alla soia”, capace secondo alcuni di aprire le porte della percezione umana all’aldilà. Ovviamente i due da questo momento si ritroveranno nella loro più grande (dis)avventura di sempre. 

Risulta difficile classificare un film come questo, capace in un momento di farti ridere a crepapelle, per poi terrorizzarti l’attimo successivo. Questo era già il merito dell’opera precedente del regista, Bubba Ho-Tep, in cui un arzillo vecchietto convinto di essere Elvis Presley si univa assieme a un nero che affermava di essere JFK per uccidere una mummia con cappello da cowboy. Qui le cose si fanno ancora più assurde, ma Coscarelli riesce a padroneggiare il tutto senza mai cadere nel ridicolo e riuscendo bene a sfruttare il piccolo budget per un’ora e mezza di spettacolo ‘weirdo’.

Il film saccheggia anche la struttura dei noir anni ’40, con il protagonista cupo e perdente (un efficace Chase Williamson), che narra la sua storia a un personaggio misterioso, interpretato da un sempre grande Paul Giamatti. Quando poi il film lascia spazio a viaggi attraverso le dimensioni, allora si va’ a finire in un territorio in cui la logica viene lasciata da parte e l’anarchia prende il sopravvento su scenografie, stile di recitazione e andamento della trama: è in questa parte che il regista decide di lasciare lo spazio a un breve inserimento d’animazione splatter, in stile Kill Bill, ma non troppo, che metterà a dura prova lo stomaco dello spettatore.

In sostanza John dies at the end  è un film che farà felici gli appassionati del genere horror, ma anche chi è aperto a tutto e ha bisogno di esperienze cinematografiche assolutamente fuori dal comune allora farebbe bene a vedere la pellicola in questione, folle senza ritegno e forse proprio per questo ancora senza distribuzione in Italia.

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