l’uomo con i pugni di ferro: recensione film

IL RAPPER RZA ESORDISCE ALLA REGIA CON UN FILM ULTRA-KITSCH, MA DI ASSOLUTO GODIMENTO 

GENERE: Azione

USCITA: 9 maggio 2013

RZA per chi non lo conoscesse fa il rapper nei Wu-Tang Clan e chi ama il genere puo’ assicurarvi che ci sa fare. Di recente è riuscito a fare apparizioni anche al cinema come guest-star in film quali Coffee and Cigarettes, Funny People, G.I. Joe 2 e molti altri, ma la cosa particolare è che è riuscito –non si sa ancora bene come- a finire sotto l’egida di Tarantino, firmando alcuni brani per i suoi film. Il maestro di Knoxville ha deciso di mettere il proprio marchio sull’esordio da regista del rapper-attore che per l’occasione ha firmato la sceneggiatura con Eli Roth (Hostel, Cabin Fever), altro noto personaggio della cerchia tarantiniana.

Inutile soffermarsi in questo caso sulla trama, da raccontare solo se si vuole far venire il mal di testa a qualcuno, il film sembra piuttosto rivolto a chi ha un’età mentale di dodici anni: ma anche questo chiediamo al cinema, di regredire allo stato quasi infantile e abbandonare qualsiasi ragionamento per vedere solo gente che se le dà di santa ragione. Non sempre, ma ogni tanto ci vuole.

L’uomo con i pugni di ferro è infatti una gioia per gli occhi, tra colori sfarzosi e arti marziali che fanno riferimento all’ultimo filone dei wu-xia provenienti dall’Oriente (come l’inedito e irresistibile Tai Chi 0): RZA talvolta si lascia prendere e arriva a coniugare un’ideologia maschilista degna di un video di 50 Cent con atmosfere da Spaghetti Western. La schizofrenia stilistica non finisce qui, visto che nella rutilante ultima parte ci sono delle soluzioni estetiche che sembrano prese di peso da Scott Pilgrim. Gli attori danno il minimo indispensabile, Russell Crowe per altro, anche se offre qualche battuta di spirito, fa una certa pena visto il suo degrado fisico: i tempi di Maximus sono lontani. Tutto sommato però si riesce a empatizzare con i personaggi e tra citazioni de La casa 2, La signora di Shangai e Le 5 dita della violenza (?) il film sembra un pastiche post-moderno in grado di intrattenere anche i cinefili più incalliti.

Della tradizione dei film orientali c’è ben poco, ma chi ha bisogno di un’ora e mezza di puro ‘dumb-fun’ allora ha trovato un buon modo di spendere il prezzo del biglietto. 

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