P.o.e. poetry of eerie: recensione film

NOVE REGISTI INDIPENDENTI RIUNITI PER UN CORALE LUNGOMETRAGGIO CHE TRASPONE ALCUNE TRA LE PIÙ BELLE STORIE DELLO SCRITTORE AMERICANO

GENERE: horror

DATA DI USCITA: 7 giugno

Non credete a nulla di quanto sentito dire e non credete che alla metà di ciò che vedete scrisse Edgar Allan Poe nel suo Il sistema del dott. Catrame e del prof. Piuma.

Tra la metà delle cose in cui bisogna credere, dopo averle viste, fa sicuramente parte P.O.E. Poetry of Eerie un lungometraggio corale che vede alla regia 9 dei registi italiani indipendenti più capaci (Domiziano Cristopharo, Giovanni Pianigiani e Bruno di Marcello, Paolo Gaudio, Alessandro Giordani, Paolo Fazzini, Fratelli Capasso, Edo Tagliavini e Yumiko Sakura Itou) che rileggono, reinterpretano e, in maniera totalmente diversa l’uno dall’altro, traspongono per il grande schermo alcuni dei racconti più importanti del maestro dell’horror rendendo le paure umane protagoniste un una pellicola interessante per la contrapposizione di stili e per la sua stessa realizzazione.

Il film è composto da otto storie che prendono spunto da quelle dello scrittore americano ma che, nella maggior parte dei casi, vengono del tutto stravolte riuscendo a colpire lo spettatore ogni volta che sembra sentirsi sicuro di conoscere ciò che sta per accadere.

Degli otto episodi quello più singolare risulta essere la trasposizione di una delle storie maggiormente conosciute dell’autore Il gatto nero che Paolo Gaudio ripropone decidendo di utilizzare l’animazione in stop motion e inserendo in essa anche lo stesso Poe. Sicuramente quantomeno da citare è anche L’uomo della folla in cui il regista Paolo Fazzini con una forte inventiva e molta originalità usa come ambientazioni una Londra e una Roma entrambe, seppur diverse, funzionali al racconto che lo stesso cineasta stravolge nel finale.

Per giudicare un lavoro come P.O.E. Poetry of Eerie non si può non tenere conto del bassissimo budget a disposizione e del breve tempo in cui è stato creato. Sicuramente è affascinante la sperimentazione ed è ottima l’idea di partenza come lo è il fatto che lo spettatore si trovi davanti a qualcosa di non categorizzabile e, proprio per la quantità di registi che hanno partecipato al progetto, molto dinamico.

Il lavoro ha tutto sommato una dignità che è riscontrabile prima di tutto nel coraggio e nell’intraprendenza dei nove cineasti.

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