ADDIO ALLA FIRST LADY DEL PALCOSCENICO ITALIANO
È scomparsa ieri Rossella Falk l’ultima grande attrice teatrale che l’Italia poteva vantare di avere, allieva di Visconti e Costa, ultimo perno di quel teatro d’autore basato sulla parola che nacque negli anni 50’.
La Falk, indiscussa first lady del palcoscenico, nella sua lunga carriera ha sempre preferito regalare il suo talento alle luci curate del teatro piuttosto che al buio di una sala cinematografica. Nonostante questo però l’attrice ha partecipato ad alcune fiction e produzioni cinematografiche passate alla storia come veri e propri capolavori della settima arte nostrana.
“Non sono molto attratto dai grandi attori di teatro. Tranne che da Rossella Falk, un’attrice che ha la statura, la gestualità e la voce di un’eroina tragica, ma che comunica una tale gioia di stare sulla scena che ti fa venire voglia di saltare sul palco e farle compagnia” disse di lei Federico Fellini prima di affidarle il ruolo più importante e suggestivo di quello che poi divenne uno dei suoi capolavori: 8 e ½.
Un altro grande maestro del nostro cinema ebbe l’onore di avere tra i protagonisti di una delle sue pellicola Rossella Falk: nel film Io la conoscevo bene, lungometraggio che fu anticipò nel 1965 il fenomeno del musicarello, che narra storia di solitudine di una ragazza (Stefania Sandrelli) circondata da persone che millantano di essere sue amiche per poi sfruttare solo le sue doti artistiche, Antonio Pietrangeli volle la Falk come coprotagonista della vicenda.
Ma anche Hollywood corteggiò e riuscì a fare sua per un breve periodo l’attrice grazie al film di Robert Aldrich Quando muore una stella, lavoro che racconta la verità sullo star system, i suoi fatui miti descrivendo in chiave psicologica, l’ambiguità, le perversioni e le patologie sociali dei protagonista dell’ovattato mondo.
Altre brevi incursioni sul grande e piccolo schermo sono da annoverare parlando di Rossella Falk: La tarantola dal ventre nero di Paolo Cavara (1971), Non ho sonno di Dario Argento (2001), Est Ovest, scritto e diretto da Cristina Comencini e alcuni classici sceneggiati televisivi, dalla vita di Giuseppe Verdi (1963) a Il segno del comando (1971).