Blood: recensione film

thumb_notizie-1IL RITORNO DA PROTAGONISTA PER L’OTTIMO PAUL BETTANY CONVINCE A METÀ

GENERE: Thriller

USCITA: 27 giugno 2013

Quando esce un thriller inglese ci si aspetta sempre qualcosa in più rispetto a un titolo dello stesso genere statunitense. Sarà forse per la capacità degli autori britannici di inserire tematiche sociali con più decisione, sarà forse per gli attori inglesi che, non solo per l’accento, dimostrano tutt’altre capacità rispetto ai loro colleghi oltreoceano… Purtroppo non si puo’ dire che Blood, opera seconda del regista Nick Murphy, sfrutti questi due elementi in maniera convincente.

La storia, che ricalca alcuni episodi  della serie tv Conviction uscita nel 2008, tratta di due fratelli detective che durante un interrogatorio fuori dai confini del commissariato di polizia uccidono uno dei maggiori sospetti per un caso di omicidio. Le cose si mettono male quando si scoprirà che l’assassino in realtà era un altro e i sensi di colpa di entrambi i carnefici porteranno a svolte inaspettate…

Capitanato da un cast che rappresenta un po’ il meglio del cinema indipendente inglese (ma non solo), a cominciare da Paul Bettany, Mark Strong, Brian Cox e Stephen Graham, Blood è un’esperienza deludente per chi ama il thriller vero, dove la suspence viene messa in primo piano insieme a un esplorazione dei mondi cupi di chi investiga e chi viene investigato. A questo proposito il cast è l’ultimo dei problemi in un film in cui la vicenda non riesce mai a spiccare il volo per conquistare il consenso degli spettatori e a creare emozioni. E non sorprende che lo sceneggiatore venga dalla televisione, visto che la costruzione di alcune scene sembra venire dalla più mal messa serie di Fox Crime.

Non mancano però i momenti memorabili: da brividi sono le sequenze in cui Bettany viene tormentato dal fantasma dell’uomo che ha ucciso, così come alcune sequenze che riguardano il padre con i primi sintomi dell’Alzheimer interpretato da Brian Cox che appena entra in scena è capace subito di rubare la scena ai suoi comprimari. Chi delude è Mark Strong, col suo repertorio di smorfie e sguardi aggrottati che quasi ci fa dimenticare le capacità dell’ottimo caratterista lanciato dal cult Rocknrolla.

Insomma c’è poco qui da consigliare, anche per i fan più scatenati del cinema inglese è meglio guardare altrove. Fortunatamente per quegli appassionati è in arrivo una black comedy dal pessimo titolo italiano, Killer in viaggio – Sightseers che è assolutamente consigliata al contrario di questo film poco trascinante e dall’eccesivo gusto di ‘dejà-vu’.

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