Pippo Delbono: intervista al regista di “Amore e carne”

“FINCHÈ IL CINEMA SARÀ VISTO COME PURO INTRATTENIMENTO SARÀ IMPOSSIBILE CREARE UN MOVIMENTO INNOVATIVO”

pippo-delbonoAlla scorsa Mostra Internazionale del Cinema di Venezia è stato un grande successo e, di teatro in teatro, alla fine l’opera di Pippo Delbono è riuscita a trovare una distribuzione in sala, a partire dal 27 giugno, grazie alla Tucker film.

Il lungometraggio, che verrà anche proiettato come Evento Speciale alla Mostra internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro, è stato girato da Delbono interamente col telefonino e una piccola camera hd e racconta attraverso incontri ordinari o straordinari la visione dell’universo di diversi personaggi, noti e non, tra musica. danza e poesia.

Delbono, cinema italiano spesso arriva in Italia di rimbalzo, dopo essersi sviluppato in altri paesi europei. Anche nel caso in cui c’è qualcuno che indica i punti di fuga, non riesce a dialogare con chi potrebbe seguire questa strada. Come si può promuovere questo dialogo?

Amore Carne uscirà in sala solo grazie al successo che ho riscosso a teatro al cinema, in Francia e anche in Italia. In caso contrario, un film così difficilmente collocabile in un genere e che di sicuro non sbancherà il botteghino nel primo weekend, non avrebbe trovato la sua strada. Fino a quando sarà diffusa l’idea del cinema come intrattenimento e come momento di svago dai problemi quotidiani, sarà impossibile creare un movimento innovativo. Il cinema dovrebbe turbare e sorprendere, più che dilettare gli spettatori. Lo stesso vale per la mia esperienza teatrale. Il mio obiettivo non è ottenere il successo di pubblico, ma creare qualcosa di innovativo, fare arte, e per fortuna la Francia è più sensibile a queste espressioni creative.

Sembra che rispetto al teatro, in cui crea degli spettacoli strabilianti, nel cinema lei sia sempre un passo indietro. A cosa è dovuto questo atteggiamento?



Quando creo uno spettacolo teatrale, come ad esempio Orchidee, posso contare su una produzione importante, con numerosi attori e tecnici che lavorano per me, e questo mi permette di volare e di creare qualsiasi cosa. Non è che non abbia lo stesso desiderio di volare anche nel cinema, ma il meccanismo di produzione cinematografica è più complesso e spesso costringe a sottostare a determinate regole o a storie preconfezionate. Piuttosto che cedere a queste limitazioni, preferisco utilizzare uno strumento economico come il cellulare, fare dei film a basso budget, ma essere libero di dare sfogo alla mia fantasia. Purtroppo in questo momento storico mancano nel cinema le figure che credono nella follia, negli artisti, e fino a che questo atteggiamento non cambierà sarà sempre più difficile sperimentare.

L’uso della voce è fondamentale all’interno del film, da narratore fuori campo a protagonista del lungometraggio. Perché la voce è così importante?


La mia voce percorre tutto il film, passando dalla lettura dei testi poetici, al grido, al canto, al lamento. Il mio obiettivo non è parlare fuori dal film, ma entrare al suo interno in uno stato di incoscienza in cui faccio fatica a controllarmi, in cui sono parte integrante del viaggio e della storia. L’uso di un cellulare o di una piccola videocamera HD, rispetto all’attrezzatura classica, veicola meglio le vibrazioni della voce fino a percepire il respiro di chi parla. Il cellulare diventa l’estensione discreta dello sguardo e la voce narrante l’estensione delle emozioni, che fluiscono senza una sceneggiatura preconfezionata e accompagnano le immagini veicolandone il senso.

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