Pupetta: quando la camorra viene salvata dalla fiction

thumb_notizie-1LA MANUELONA NAZIONALE NEI PANNI DI ASSUNTA MARESCA SEMBRA QUASI GIUSTIFICARE LA CRIMINALITÀ

Nel bene o nel male purché se ne parli: secondo questo motto sembra davvero difficile che qualcuno possa fermare il devastante successo di pubblico della nuova fiction Mediaset Pupetta- Il coraggio e la passione che ha esordito lo scorso 6 giugno in prima serata su canale cinque con un pubblico di 5 milioni di spettatori e un seguito di critiche, giornalistiche e non tramite i social network, che sicuramente attireranno ancora più pubblico la prossima settimana.

Tralasciando i bizzarri sottotitoli, o titoli, che vengono spesso dati a storie di criminalità (Onore e rispetto sono due parole che dovrebbero essere distanti anni luce dalla mafia così come Coraggio e Passione dovrebbero esserlo dalla camorra) riassumiamo un attimo, nella realtà dei fatti, chi è stata Pupetta Maresca, la donna che oggi viene interpretata dalla mono-esepressiva Manuela Arcuri in quel di canale 5.

Forte di un pedigree di tutto rispetto negli ambienti camorristici (suo padre fu espulso dal paese perché ritenuto dagli inquirenti pericoloso e suo zio fu condannato per l’omicidio di un altro fratello) Pupetta, Assunta Maresca, già dal liceo ha mostrato una passionale anima aggredendo una compagna e venendo incriminata per lesioni gravi nei confronti della stessa. La sua assoluzione non fu dovuta a un processo ma semplicemente a un casuale ritiro della denuncia.

La brava ragazza partenopea sposa un boss della camorra, Pasquale Simonetti e il 16 agosto del 1955 la donna, incinta al sesto mese del suo primogenito Pasquale il quale verrà ucciso anni dopo anche se il corpo non perverrà mai, uccide il presunto mandante dell’omicidio del marito Tanino ‘ o Bastimento.

Ma questo è solo l’inizio di una carriera criminale di tutto onore e rispetto: Nel 1959 è condannata a diciotto anni di detenzione per omicidio colposo e privata a vita dei diritti civili; Nel 1970 si lega sentimentalmente con il boss Umberto Ammaturo incontrato in un tribunale e poi divenuto un capocamorra; il 13 febbraio 1982, in piena guerra tra NCO e NF, Pupetta Maresca indice una conferenza stampa nel corso della quale minaccia apertamente Raffaele Cutolo e la Nuova Camorra Organizzata. Poco dopo sarà arrestata perché accusata, insieme al compagno Ammaturo, di aver ordinato il brutale omicidio di Aldo Semerari; nel 1986, la sezione misure di prevenzione del Tribunale di Napoli stabilisce che Pupetta Maresca è appartenente alla camorra come affiliata alla Nuova Famiglia. Per tale ragione ne ordina la confisca dei beni.

La vita della donna, che percorre un quarantennio devastante della storia della capitale campana e della sua criminalità, viene raccontata attraverso una fiction che non è in grado di sottolineare la drammaticità del periodo sia per colpa della protagonista totalmente fuori parte, sia per colpa delle scenografie da cartolina, sia per colpa dei dialoghi indegni anche di una telenovela napoletana (quasi si rimpiange l’interpretazione della stessa Maresca nel b-movie Delitto a Posillipo in cui recitò per la regia di Renato Parravicini nel 1967).

Le proteste, quelle serie e non degli opinionisti da social network di cui è pieno il paese, delle associazioni anti-camorra che da sempre cercano di lenire il dolore di una città martoriata – anche se oggi meno di allora- dalla malavita che urlano che la fiction è un inno alla camorra hanno le loro ragioni: la storia raccontata dallo show tv da una versione molto romantica della vita di una donna che ha la fine di esistenze sulla coscienza e che viene invece dipinta quasi come una succube del mondo patriarcale che la circondava, prima, e come vittima di una passione travolgente e sbagliata, poi.

Ha molto di cinematografico l’immagine di Pupetta che col pancione spara a chi crede di abbia ucciso il marito, ha molto di cinematografico anche la bellezza, reale e non della sua interprete, di quella donna di camorra ma non per questo, non perché, come scrisse Pasquale Panella, è romanzo la vita, bisogna quasi giustificare un personaggio negativo, una delle protagoniste di ferite ancora sanguinanti di un paese, che è il nostro, facendo di lei quasi un’eroina, un esempio di passione.

Assunta Maresca è colpevole del sangue che per anni, e ancora oggi di tanto in tanto, scorre per le strade di Napoli. Pupetta Maresca è una camorrista è come tale va descritta, giudicata e mai ammirata, neanche per un paio d’ore in prima serata.

S.M.

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