CHIUSA (FORSE) LA SOCIAL GUERRA TRA I FRATELLI DEL CINEMA ITALIANO
Continua, ma forse qui finisce, la social soap-opera che vede da più di un mese a questa parte come protagonisti i fratelli Muccino.
Facendo un breve sunto della situazione ecco cosa è accaduto: a fine maggio Gabriele da della scrittrice incompetente all’amica (speciale?) nonché co-autrice (tra libri e sceneggiature) di Silvio e lei lo querela ma la querela non va giù al regista de L’ultimo bacio che continua (tra facebook e twitter) a inveire contro la donna e contro il fratellino, dicendo che dalla ex adattatrice di dialoghi è stato plagiato. Dopo una serie di frasi al vetriolo Silvio reagisce attraverso un comunicato stampa dicendo che il suo allontanamento dagli affetti più cari è dovuto a dei traumi che lui ha avuto da piccolo e non certo alla Vangelista, o Evangelista come la chiama Gabriele.
Dopo tutto questo astio, dopo la risposta di Muccino jr che forse apre un dibattito davvero troppo intimo e che tocca corde importanti e antiche della loro storia familiare, Muccino major decide di lasciare twitter, ma non Facebook, cinguettando così: Quest’arena non è il mio posto! Non serve a nulla è superficiale e sto meglio senza. Buon proseguimento.
Una reazione forte, una reazione alla Mentana che fa un tantino sorridere noi follower del movie director in quanto è stato proprio lui ad aprile la polemica e a mettere in piazza mediatica la vita del fratello in un giorno di maggio in cui ha ammesso che sono otto anni che non lo vede.
L’ultimo post su Facebook legato alla lotta Miccino vs Muccino scritto da Gabriele dice così: Non replicherò alle infamità deliranti nei confronti dei nostri anziani genitori rilasciate ad agenzia stampa da parte di mio fratello. Pena.
Nella speranza che la parola pena sia equivalente a quella fine per questa triste storia c’è da ricordare a Muccino cineasta che chi di tweet ferisce di tweet perisce e che i panni sporchi se li lavi in pubblico, data la notorietà dei protagonisti, è normale che seguaci e stampa si mettano sugli spalti dell’arena social–mediatica a giudicare, seppur superficialmente, ciò che accade senza contare che, con un drappo rosso polemica, questa corrida familiare l’ha iniziata lui sottolineando di essere molto meglio come regista che come matador.