LA REGISTA RAYNAL RITENTA UN ESPERIMENTO SUL DESTINO MA CON ENFASI CONCENTRATA SOLO NELLE GAG
USCITA IN SALA: 25 luglio 2013
VOTO: 2 su 5
Alterazione del destino, concetto affascinante, specialmente se applicato ad un numero di probabilità che la mente umana non riesce a calcolare. L’esperimento in pellicola è stato affrontato più e più volte, distinzione tra sogno e realtà, forse con Hanek e il suo Funny Games il più riuscito tra i film di macabro gusto. In Se sposti un posto a tavola, invece, orrendo richiamo italico ad un musical teatrale di successo, l’idea di partenza si sviluppa sui tratteggi da commedia.
Semplice, infantile, a tratti anche gradevole, ma sicuramente poco attraente, laddove non scontata. Almeno sulla carta, poi subentra il fascino francesce contemporaneo e tutto comincia a brillare, l’irriverenza si fa audacia, la gag istrionismo e gli interpreti adeguatamente dosati. La commedia di Christelle Raynal parte faticosamente, poi si riprende bene, creando quel dinamismo necessario tra scorrettezza e risata.
Ma alla fine non risulta essere altro che un collage di cliche che collocano in un purgatorio di mediocrità un film potenzilamnete valido. Il banchetto di nozze sta per iniziare, caduti i segnaposto, per gli ignari invitati la nuova disposizione scelta farà eccome la differenza. Assunto basilare per raccontare storie possibili e impossibili, in cui l’attrazione sessuale la fa da padrona e regola le nostre vite.
La sua perfetta collocazione sarebbe un’arena estiva all’aperto, regia lineare e senza sbavature ci introduce ad un balletto di attori che al di là di qualche sorriso d’apprezzamento ci fa dimenticare in fretta l’operazione commerciale che vorrebbe aprire una riflessione sulle infinite possibilità che ognuno trova davanti al suo percorso naturale. Allora, viene da chiedersi, dove sta la scelta? Il libero arbitrio? Morale spicciola solamente rubare qualche risata in sala, onestamente troppo troppo poco.