Locarno 66 – Gare du nord: recensione film (concorso internazionale)

UN BUON INCIPIT CHE SI PERDE NELLA PRETESA DI POTER DARE SPESSORE A TROPPI PERSONAGGI

 

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Gare du nord è una delle principali stazioni ferroviarie di Parigi ed è proprio in questo luogo di arrivi, partenze, incontri e saluti che sono a volte addii che Claire Simon ambienta il suo lungometraggio dando come titolo proprio il nome del luogo in cui è stato girato.

Ismael è uno studente di sociologia che ha deciso di fare una tesi proprio su Gare du nord e l’umanità che vive ogni giorno la sua routine all’interno della stazione, Mathilde è una professoressa della Sorbona che si appassiona alla tesi e alla personalità di Ismael tanto da aiutarlo nelle sue ricerche instaurando col ragazzo un’affettuosa amicizia. Sugli stessi binari viaggiano anche le vite di Sasha, un uomo alla ricerca disperata della propria figlia, e Joan una donna in carriera che per il suo lavoro sta mettendo a repentaglio gli affetti più cari.

Intorno ai quattro protagonisti principali del film ci sono tante altre vite che trascorrono il loro tempo, per lavoro o per passaggio alla stazione.

L’ottimo incipit che porta immediatamente lo spettatore all’interno del cuore del film e dei suoi racconti – infondo chi, su treni o autibus, per noia o curiosità non si è fermato a spiare le parole o gli scorci di esistenza di qualcuno? – si per

de un po’ con l’andare avanti della pellicola che mette in scena troppi personaggi e troppe situazioni buttando via i finali delle story lines principali.

Nonostante questo è interessante il fatto che tutte le persone che incontriamo in quella grande Torre di Babele che è la stazione parigina non sembrano avere un passato ma solo un presente legato al loro passaggio nell’edificio e, nonostante questo o forse proprio per questo, ci si immerge immediatamente nei loro mondi.

La stessa Simon ha dichiarato che prima di girare questo film, munita di microfoni e telecamere ha lavorato a un documentario dal titolo Geographie Humaine (che sarà disponibile dal 2 settembre online) anch’esso ambientato alla Gare du nord e in effetti in alcune delle azioni del film questo si sente anche se, ancora una volta, la parte che avrebbe potuto essere più interessante perché incentrata su ciò che avviene di drammatico all’interno della stazione, è stata solo sfiorata.

Quest’atlante di geografia umana che è la pellicola della cinesta francese, retta soprattutto dalla splendida recitazione di Nicole Garcia nel ruolo di Mathilde, è come un giro del mondo in 80 giorni: si vede tutto ma per troppo poco tempo e alla fine del viaggio non si è del tutto soddisfatti.

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