Locarno 66 – Mary Queen of Scots: recensione film (concorso internazionale)

COSA PUÒ L’AMORE SUL POTERE?

C’era un tempo in cui le donne erano al potere legittimamente. Era un tempo in cui l’appellativo ‘regina’ non veniva dato dall’adulatore di turno, ma era un titolo reale. Nel ‘500, la storia insegna che nello stesso momento ben due regine hanno regnato su due territori egualmente importanti e limitrofi. Elisabetta I, regina d’Inghilterra e Maria Stuart, regina di Francia e Scozia. Molti film sono stati fatti su Elisabetta, figura emblematica quanto enigmatica. Quello di Thomas Imbach invece focalizza lo sguardo su Maria Stuart, analizzando la sua personalità per capire le sue scelte, in Mary Queen of Scots.

Tutto è questione di scelte: imposte, come le fu imposto il matrimonio con il debole e malato figlio del re di Francia; o personalmente prese, come la decisione, che si rivelerà sbagliata, di risposarsi. Perché ogni scelta ha una conseguenza, ogni gesto e parola ha delle ripercussioni su ciò che ci circonda, figurarsi se parliamo di una regina, di una donna. Una giovane ragazza fatta sposare prematuramente, che altro non chiedeva se non vivere la vita pienamente alla ricerca di qualcosa che la facesse sentire viva, come per esempio il vero amaro sa fare. Ma a quei tempi, se già un secondo matrimonio faceva scalpore, un terzo con un marito protestante in un paese in cui la popolazione è cattolica, non solo crea scalpore ma viene visto proprio come un peccato.

Questa la vita di Maria, donna fragile e sola, cresciuta troppo in fretta. Non è riuscita a decifrare il suo destino. Fare il proprio meglio per il suo popolo non era abbastanza. Le sue fragilità e la sua forza nell’andare contro ogni tipo di convenzione finché il fato era con lei, vengono messe ben in mostra da una splendida Camille Rutherford protagonista ammaliatrice della scena. L’amore per il proprio regno, viene inscenato ogni qual volta lei si sente oppressa, palesato dalla macchina da presa che inquadra lande selvagge e desolate di verde e costiere immense.

Imbach mette in scena un ritaglio della storia inglese basandosi sul racconto di Stefan Zweig. La versione scelta non è casuale, perché il film come il romanzo contiene una non troppo velata critica alla regina Elisabetta, cugina di Maria e destinataria di molte sue lettere. L’erede del trono inglese però non solo non vorrà mai incontrare Maria, ma la farà anche giustiziare. Le uniche raffigurazioni sue nel film, sono attraverso una marionetta e dei quadri. Fattore che rende il lungometraggio più interessante, in quanto è un diverso spunto con il quale raccontare una storia.

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