Locarno 66 – Tomogui (The backwater): recensione film (concorso internazionale)

DAL ROMANZO DI SHINYA TANAKA LA STORIA DI UN RAGAZZO E DELLA SUA LIBERAZIONE

Liberamente ispirato all’omonimo romanzo Tomogui (Dog-Eat-Dog) di Shinya Tanaka, pubblicato nel 2012 il lungometraggio del cineasta giapponese Shinj Aoyama è ambientato nel 1988 in Shimonoseki, nella prefettura di Yamaguchi, come racconta del diciassettenne Tooma (Masaki Suda) che vive con suo padre e l’amante di lui. Tooma assiste al comportamento sadico di suo padre verso la donna, lo odia, ma suo malgrado seguirà le sue orme: la violenza che sente scorrere nel suo sangue entrerà nella relazione che inizia con una coetanea, Chigusa (Misaki Kinoshita).

La pellicola segue passo dopo passo l’alienazione di Tooma, il suo terrore di essere come il padre e la sua impossibilità di essere un uomo diverso. Il ragazzo si rifugia spesso dalla madre che conosce il suo segreto e che anch’essa è stata vittima di violenze da parte dell’ex marito lo libererà con il più estremo dei gesti.

Il cineasta non stacca mai la camera dal ragazzo, lo segue dalle sue passeggiate, ai suoi incontri fin nei momenti di intimità, dalla nascita del suo terrore fino alla conferma che forse le sue paure non sono infondate. Masaki Suda interpreta alla perfezione il protagonista nella sua storia autobiografica scandita dalle parole dello stesso Tooma, ormai adulto, che ricorda gli avvenimenti con poetica precisione.

Non manca nela pellicola uno sfarzo registico apprezzabile nell’inquadratura di particolari che sigillano il significato di alcune azioni e la presenza di immagini metaforiche: non è un caso che l’unico pesce che riesce a prendere Tooma nei suoi continui tentativi sia un’anguilla.

Tomogui è un film che parla anche della violenza sulle donne ma anche della loro liberazione che è incarnata nella figura sia dell’amante del padre sia della madre del protagonista che riescono a liberarsi dell’uomo liberando, a loro volta, anche il protagonista.

La storia scorre fluida e libera sulle rive del fiume di Yamaguchi riuscendo a catturare l’interesse dello spettatore che immediatamente si affeziona al dramma psicologico del protagonista.

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