CAMERA D’OR A CANNES, ILO ILO IL MISSING IN ITALY DI ANTHONY CHEN
Tra la moltitudine dei film che l’Italia non avrà la fortuna di vedere al cinema, Film4Life ha scovato per voi, Ilo Ilo di Anthony Chen.
Presentato in concorso alla 18° edizione del Milano Film Festival, Ilo Ilo è già vincitore della Caméra d’or come migliore opera prima al Festival di Cannes. Anthony Chen a solo 29 anni, ha, infatti, realizzato un film che dimostra una sicurezza nei contenuti e nella regia di altissimo livello.
Ilo Ilo parla di una storia privata, intima e al contempo universale, che appartiene al mondo asiatico e in particolare a quello di Singapore. E’ il 1997, l’anno in cui scoppiò la prima grande crisi finanziaria asiatica, quella che sconvolse il mondo dell’economia e che smorzò la crescita smisurata della potenza dell’Asia. In questo sfondo, il regista pone il ritratto grottesco, di un interno familiare asiatico dominato dalla ferrea logica dei soldi e dell’ambizione sociale. I protagonisti sono, una coppia di genitori piccolo-borghesi, lui venditore, lei impiegata e il loro figlio, un piccolo teppista di undici anni, abbandonato a se stesso. Considerati i fatti, i due genitori decidono di assumere una baby sitter filippina/colf/tutto fare, che sappia tenere a bada il figlio indisciplinato.
Alla nuova arrivata, fin da subito sono messe le cose in chiaro: lei è una serva. La prima azione che la padrona muove nei suoi confronti, è, infatti, quella di sequestrarle il passaporto, nel caso in cui volesse fuggire. Umiliata e sopraffatta dalla crudeltà di questa famiglia che persegue voracemente il benessere e la rispettabilità borghese, Aunt Terry, con la sua autenticità e purezza, riuscirà però pian piano a fare breccia nel cuore dell’unico innocente e forse ancora indenne, il piccolo Jiale, il quale finirà per affezionarsi a lei, come una madre.
Anthony Chen mostra tutto, dalla creazione al disfacimento, con uno sguardo ironico che ci offre il giusto distacco per la comprensione: Singapore (e la sua egemone comunità cinese), non è più quell’angolo di paradiso che tanta retorica e propaganda pro-asiatica ci hanno consegnato per molto tempo e così la famiglia protagonista del film, che finisce per mettere a nudo tutte le fragilità e le false ipocrisie che hanno costituito legge fino a quel momento.
La crisi economica rimette dunque tutti al suo posto.