TORNA AL CINEMA, IN VERSIONE RESTAURATA E IN TRE DIMENSIONI, IL FILM CULTO DI BERNARDO BERTOLUCCI
DATA DI USCITA: 10 settembre
GENERE: storico-biografico
VOTO: 4 su 5
Correva l’anno 1987 quando Bernardo Bertolucci portò sul grande schermo il film tratto dall’autobiografia di Aisin Gioro Pu Yi, Sono stato Imperatore, che consacrò il regista come una voce importante nell’ambito cinematografico internazionale con la vittoria di ben 9 premi Oscar.
1908 Pu-Yi ascende a tre anni al ruolo d’Imperatore della Cina per poi morire nel 1967: L’ultimo imperatore segue le tappe della crescita del sovrano all’interno della Città Proibita alternandole con il rimpatrio come criminale di guerra e con il procedimento di rieducazione impostogli dalla Cina maoista dopo dieci anni di carcere.
La bellezza del lungometraggio di Bertolucci non sta solo nella descrizione dell’esistenza di quest’uomo ridicolo, seppur sceneggiata insieme al bravissima Clare Peploe, detentore troppo giovane di un potere enorme che con tempo si dimostrerà fittizio, ma sta soprattutto nella descrizione per immagini della Città Proibita e delle sue 9.999 che si alterna alle scene del periodo in cui Pu Yi trascorse in detenzione.
Bertolucci sottolinea come la vita di quest’Imperatore si sia avvicendata tra un carcere dalle sbarre d’oro e quello con sbarre di ferro dove, in ogni caso, il suo obbligo è sempre stato quello di non pensare con la sua testa.
L’erotismo che fino ad allora, e anche dopo, è stato un marchio di fabbrica nelle pellicole del cineasta (basti pensare a La luna o a Ultimo tango a Parigi e, nella più recente filmografia, a The dreamers) anche in questo film viene palesato in una ricerca della propria sessualità da parte del protagonista forse meno esplicita ma non di certo meno d’impatto.
L’ultimo Imperatore, pietra miliare di Bertolucci, torna al cinema in una versione completamente restaurata e in 3D grazie al volere del produttore Jeremy Thomas all’abilità artistica del direttore della fotografia Vittorio Storaro che già lavorò alla versione originale. Dopo oltre un anno di lavoro e più di due milioni di dollari d’investimento il lungometraggio trova nuova vita rispondendo, dopo 25 anni, a una delle domande che lo stesso film ha posto tra i suoi dialoghi: credete che un uomo possa tornare ad essere Imperatore? La risposta oggi, grazie al cinema, è affermativa.