Sarebbe stato facile: recensione film

L’ECCESSO DI BRIO ROVINA IL PRIMO LUNGOMETRAGGIO DI SALVATORI

sarebbe-stato-facile locandinaGENERE: commedia

DATA DI USCITA: 26 settembre

DURATA: 99′

VOTO: 2,5 su 5

C’è stato un tempo in cui nei film comici italiani si soleva mettere al centro della scena un comico, a volte anche televisivo ma di grande successo, che teneva in piedi tutta la commedia a suon di sketch. Con l’andare avanti del tempo questo fenomeno è andato affievolendosi anche se, rari e bravi attori come Checco Zalone e Alberto Albanese e, i meno bravi seppur seguitissimi, Soliti idioti sono stati in grado di riportare in auge questa vecchia consuetudine ottenendo anche un buon successo di pubblico.

Luigi e Marco sono una coppia omosessuale che nasconde al mondo la sua identità e che dividono la loro quotidianità, di coccole e bugie, con un’altra coppia formata da Antonella e Mara. Quando la voglia di mettere su una famiglia tramite l’adozione di un figlio diventa necessità i quattro decidono di mischiare le carte per una futura famiglia allargata: Marco finge di essere legato a Mara e Luigi ad Antonella. In tal modo, senza tradimenti, sarà possibile coronare il sogno di diventare genitori.

Sarebbe stato facile, il lungometraggio d’esordio – tardivo – di Graziano Salvadori ha dei bei tratti di comicità vintage tenuta in piedi da una serie di divertenti gag mai sguaiate e forti di un accento e di un’ironia tutta toscana che riporta alla mente il primo Leonardo Pieraccioni.

La trama di questa commedia è un bello spunto per raccontare, con leggerezza verosimile, l’omosessualità per quella che è, ovvero un legame sincero tra due persone dello stesso sesso che, in un paese come l’Italia, sono costrette a ricoprirsi di menzogne e a inventare sotterfugi per vivere nell’unica serenità che loro vedono possibile: quella della finzione.

Sarebbe stato facile però si perde nel corso della trama in uno stile cabarettistico, proprio dei due protagonisti Graziano Salvadori (regista e anche sceneggiatore del film) e Niki Giustini, comici di successo sul piccolo schermo che riempiono di siparietti inutili l’intera pellicola annullando le ottime potenzialità del racconto.

Belle invece le interpretazioni delle due voci femminili Katia Beni e Beatrice Maestrin che, nonostante il loro sex appeal, giocano pochissimo sulla fisicità e puntando a una comicità piacevole e pulita. Le facce comuni che contornano le due coppie, pur nell’eccesso comico, sono tipologie umane riconoscibili e per questo perfette per una commedia. La vera pecca di questo lungometraggio è l’eccesso forzato di brio: sarebbe stato più facile – e più piacevole – vedere la storia prendere il suo corso senza sovraccaricarla di situazioni comiche, più televisive che cinematografiche, che rovinano e sviliscono, il lavoro.

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