Sofia Coppola presenta Bling Ring

“I PROTAGONISTI DEL MIO FILM NON SONO DEGLI IDOLI E QUESTO E’ CHIARO A TUTTI”

Roma, 17 settembre, Sofia Coppola arriva a presentare il suo ultimo film dopo il successo di Somewhere che le è valso un Leone D’oro. Il film di cui stiamo parlando è Bling Ring, basato sull’articolo di Vanity Fair The Suspects Wore Louboutins, e incentrato sulla vera storia di una teen-gang (rinominata The Bling Ring appunto o anche Hollywood Hills Burglars) che tra il 2008 e il 2009 rubò più di 3 milioni di dollari in beni di lusso intrufolandosi nelle ville delle proprie star predilette (da Paris Hilton a Lindsay Lohan, da Orlando Bloom a Megan Fox). Nel film brillano gli interpreti Emma Watson, Israel Broussard, Katie Chang, Claire Julien, Taissa Farmiga e Georgia Rock.

Gli eventi che vediamo nel film sono accaduti tra il 2008 e il 2009, proprio all’inizio di quella che poi è stata una delle più grandi crisi economiche del millennio, ritieni che sia cambiato qualcosa in quel clima sociale?

Non direi. Anzi, il fascino e l’ossessione maniacale per il mondo delle celebrity è cresciuto e cresce a dismisura. Non credo che la crisi abbia avuto un grosso impatto. Proprio per questo motivo ho deciso di fare questo film, per mostrare obiettivamente una storia che deve far riflettere sui danni della cultura pop.

Spesso si riconduce la colpa di questo alla crisi dei valori e al fatto che le famiglie non sempre sono coinvolte nelle famiglie dei genitori. Ritieni che in quest’epoca le famiglie americane siano troppo distaccate nei confronti dei propri figli?

Io ho raccontato una storia e di certo ciò che accomunava questi ragazzi era l’assenza di una famiglia solida alle spalle. Ma non voglio per questo generalizzare sulle famiglie americane. Ce ne sono molte altre invece che fanno particolarmente attenzione alla vita dei propri figli.

Da Il Giardino delle vergini suicide a Bling Ring, in comune c’è il tema dell’adolescenza. Cosa è cambiato nel frattempo? Sono due aspetti della stessa medaglia?

Sono due estremi. Nel primo le protagoniste erano di fatto innocenti, mentre nel secondo, non direi proprio. Sono due epoche del tutto differenti (Il giardino delle vergini suicide è stato diretto nel 1999 ndr) e a me interessava raccontare cosa sta accadendo oggi. Sono curiosa di sapere come andrà a finire e cosa succederà a questa cultura pop nei prossimi anni, forse si sfalderà o magari no.

Tanti sono i film che di recente affrontano il disagio dei giovani adolescenti, che cosa hai voluto aggiungere?

 In ogni epoca si parla della mancanza di valori, e del disagio del teenager, ma io con questa storia non ho voluto fare altro che rappresentare una realtà e in particolare un suo estremo.

Si legge che i ragazzi sono stati molto insieme prima delle riprese, e anche che li ha fatti entrare di nascosto un una casa, Confermi?

 E’ vero, abbiamo trascorso del tempo insieme perchè si sviluppasse l’idea di gruppo. Tra le cose che abbiamo fatto c’è stato farli introdurre in case di altre persone di nascosto, ma si trattava della casa di un mio amico, che si è prestato al gioco.

Che tipo di rapporto c’è stato con le celebrity del film?

Nessuno in particolare. Abbiamo avuto un contatto solo con Paris Hilton che ci ha prestato casa per le riprese.

Il film non coinvolge emotivamente, siamo sempre distanti da questi ragazzi.

E’ così. Non era mio obiettivo quello di creare un’intimità tra personaggio e spettatore, anche perché non c’è nemmeno tra i membri della stessa gang, che sono legati tra loro solo dalla volontà di rubare alle star di cui sono ossessionate. Anche per questo ho scelto di utilizzare nomi diversi da quelli reali.

Dove ha osservato il mondo degli adolescenti per raccontarlo così nel film?

Ho parlato con la giornalista che ha pubblicato l’articolo su Vanity, poi la figlia di una mia amica mi ha aiutata con lo slang e ho letto trascrizioni delle interviste. Ho incontrato alcuni dei protagonisti della storia e così poco per volta ha costruito il mondo intorno a loro.

Il punto di vista centrale della storia va a coincidere con quello di Marc, l’unico maschio della gang. Perché?

Era l’unica persona che in un certo senso mi ispirava fiducia, mi sentivo più vicina a lui anche perché era quello più a contatto con la realtà al di fuori dal mondo patinato delle stars. Quello che per me contava era che i protagonisti non passassero da eroi e credo di esserci riuscita.

Progetti per il futuro?

Per il momento mi prendo un break, voglio dedicare più tempo alle mie bambine.

The Bling Ring esce nelle sale il 26 settembre distribuito da Lucky Red.

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