Un piano perfetto: recensione film

UNA COMMEDIA ROMANTICA CHE, TRA EQUIVOCI E BANALITÀ,  NON AGGIUNGE E NON TOGLIE NULLA AL GENERE

GENERE: commedia

DATA DI USCITA: 19 settembre

VOTO: 2 su 5

un_piano_perfetto_posterDi commedie romantiche dove un terzo, o una terza, incomoda viene usato/a per far ingelosire o per altri loschi scopi per poi diventare oggetto dell’amore del suo sfruttatore/sfruttatrice ne è piena la cinematografia. Solitamente la regina incontrastata di questo tipo di pellicole è Jennifer Aniston (basti pensare a Due cuori e una provetta o Mia moglie per finta).

Il destino di questi lungometraggi, dove il romanticismo si miscela all’equivoco, solitamente è sempre la stessa: uscita in sala estiva o tardo estiva e, un paio d’anni dopo, repliche su repliche in reti commerciali.

Un piano perfetto è la seconda prova alla regia di Pascal Chaumeil dopo Il truffacuori ma purtroppo la freschezza del suo primo lavoro viene qui smontata in una serie di cliché di genere studiati a tavolino.

Isabelle (Diane Kruger) vuole sposare Pierre, suo compagno da dieci anni, ma purtroppo la donna proviene da una famiglia affetta dalla maledizione dove il matrimonio numero uno fallisce miseramente. Per scampare alla certa disfatta Isabelle decide di sposarsi velocemente e il malcapitato che sceglie per il suo piano perfetto è la guida turistica Jean-Yves Berthier (Dany Boon). Come è giusto che sia l’impresa della futura sposa non sarà facile e i due I due si rincorreranno tra il Kenia, Parigi e Mosca, condividendo strane avventure.

Nonostante le potenzialità come dei due protagonisti, Boon in primis, la storia non diverte come vorrebbe a causa di una serie di gag dal sapore inequivocabile del già visto. Il paradosso, tipico di una commedia dove molto è scontato, fa sì che i personaggi più interessanti e meglio caratterizzati siano quelli secondari come ad esempio i parenti di Isabelle che tentano, ma senza riuscirci del tutto, di tirare su le sorti di un film che fa della banalità la sua arma perdente.

Tutto resta in superficie in questa commedia che poteva sicuramente dare di più o, quantomeno, provarci.

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