Si alza il vento: recensione film

HAYAO MIYAZAKI CONSEGNA UN AFFRESCO POETICO  E COMMOVENTE, FUORI DAI CANONI DEL CINEMA D’ANIMAZIONE CONTEMPORANEO

locandina si alza il ventoGENERE: Animazione

USCITA: 13 settembre 2014

DURATA: 126 minuti

VOTO: 5 su 5

Chi va’ a vedere cartoni animati per una fuga totale dal mondo e incontrare magari mostriciattoli verdi o lumache veloci come la F1 allora forse rimarrà un po’ deluso inizialmente dal realismo del nuovo lavoro di Hayao Miyazaki. Ma va’ detto che The wind rises ovvero Si alza il ventoè una grande storia in cui realtà e sogno vanno a braccetto per una pellicola d’animazione che nonostante la serietà di certe tematiche potrebbe educare i più piccoli verso certi concetti che sarebbero difficili da spiegare a parole per i genitori. Ma anche questi ultimi riceveranno un’importante lezione di vita.

Jiro è un appassionato di aerei fin dall’infanzia. Nei suoi sogni parla abitualmente con il suo eroe, l’ingegnere storico Caproni e nonostante la sua miopia gli impedisca di diventare pilota, è convinto di poter diventare costruttore di velivoli. Diventato grande, realizza il suo sogno e s’innamora della bella Nahoko. Ma l’idillio sperato non durerà a lungo.

A differenza di altre storie raccontate dall’autore giapponese, in questo caso ci troviamo di fronte a una storia romantica d’impianto classico anni luce distante tuttavia dal polpettone ‘consuma fazzoletti’ che qualcuno si potrebbe aspettare. Miyazaki nella realizzazione di quest’opera così ancorata alla nostra realtà sorprende per vari elementi: più volte assistiamo ai sogni del protagonista, colorati e stupefacenti, conditi da elementi che sembravano di pertinenza solo di Michel Gondry, in cui per altro si respira quel connubio tra mito e fiaba che già si mischiavano sapientemente nelle precedenti opere del Maestro. Comprendiamo che gli aerei sono l’incarnazione di un ideale che esiste nella mente del protagonista, un ideale che Jiro vuole perseguire fino ad arrivare alla perfezione. L’arrivo di Nahoko arriva a sconvolgere tutti i piani del nostro eroe, perché il mondo di Jiro si arricchisce di un elemento nuovo che potrebbe essere la via più veloce per ciò che vuole raggiungere.

In The wind rises si parla dunque di arte, sogno, amore, con un tocco che pare uscito dal miglior cinema europeo classico, in particolare quello francese, e fin dall’inizio non si possono che ammirare i riferimenti alla pittura impressionista (le sequenze nei campi sembrano dipinte da Van Gogh) oltre che quelli alla recente cronaca giapponese: un terremoto in particolare e lo sguardo puntato sulle conseguenze, tra senzatetto e panico per le strade fanno venire in mente il disastro di Fukushima, quasi come se quelle tragiche immagini passate sui telegiornali abbiano ricevuto l’epico affresco che meritavano.

Un film intensissimo dunque capace di imprimersi nella mente per certi tocchi di una tenerezza senza pari che distruggono in un attimo dieci anni di insulse commedie romantiche statunitensi. E senza fare ‘spoiler’, assistiamo a un finale splendido, di quelli che solo certo cinema di grande respiro hollywoodiano sapeva dare negli anni d’oro. Un periodo che fortunatamente Miyazaki non ha dimenticato e che omaggia deciso, aggiungendoci quel tocco di poesia fiabesca che è prerogativa esclusivamente sua.

 

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