Venezia 70 – Stray Dogs (Jiaoyou): recensione film (concorso)

IL TAIWANESE TSAI MING-LIANG CONSEGNA LA SUA POSSIBILE ULTIMA OPERA, A TRATTI FATICOSA, MA DI SICURO FASCINO

GENERE: Drammatico

È bello come un autore a cui teniamo come Michelangelo Antonioni sia ancora una fonte d’ispirazione per registi che stanno quasi agli antipodi rispetto a noi. Il veterano, da molti considerato Maestro, Tsai Ming-Liang consegna un’opera di non facile presa, ma capace di creare delle scene di sicuro impatto che hanno molto in comune col cinema del regista di Deserto rosso.

In Stray Dogs un uomo con due figli abitano in una catapecchia di periferia come dei barboni, nonostante indossino abiti comuni e mangino come chiunque della classe media. Si sono distanziati dalla madre, ma il riavvicinamento con questa è alle porte e avverrà nel modo più inaspettato.

Fin dall’inizio colpisce l’eleganza della messinscena grazie alla quale Ming-Liang riesce a impostare delle inquadrature di grande forza, che non devono necessariamente creare dei quadri, ma nella loro pur eccessiva lunghezza sembra che cerchino di replicare la malinconia di alcuni dipinti di Hopper.

Un’opera per certi versi straziante, capace di ricompensare soltanto chi abbia l’intenzione di concedersi completamente alle intenzioni talvolta sadiche del regista: a un certo punto assistiamo a un’inquadratura di dieci minuti con due personaggi immobili, in piedi di fronte a qualcosa che ignoriamo. Una scelta per certi versi esagerata, ma che serve al regista ad esprimere l’idea di due mondi lontani, che si possono avvicinare solo dopo alcuni salti mortali e soprattutto dopo molto tempo:la scena, anche se sembra durare anni, evidenzia anche un elemento semplice come una lacrima scesa su una guancia, dando quasi l’impatto di un’esplosione di emozioni per dei personaggi che appaiono sempre confusi e indecisi su qualunque cosa riguardo i rapporti umani.

Interessante anche la scelta del contesto in cui vivono i protagonisti, in particolare della casa che ha ‘pianto’, per via delle condutture idrauliche che un tempo perdevano, lasciando segni d’acqua su tutte le pareti: come se le emozioni appartenessero a ieri e i protagonisti, dall’andamento quasi robotico, si fossero indirizzati a una disperata ricerca pur di riottenerle, al contrario dei loro figli, ancora pregni di purezza e tenerezza. Un patrimonio a quanto pare destinato a dissolversi, una volta che inizierà l’età adulta.

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