Altri tempi: la legge Merlin in fiction

VITTORIA PUCCINI NEI PANNI DI MADDALENA, SIMBOLO DI UNA LOTTA (SBAGLIATA)

Di tanto in tanto in Italia si riapre una questione dolente: case chiuse sì, case chiuse no. È dal 1958 che i bordelli in Italia non sono più legali grazie (o per colpa) della Senatrice Lina Merlin che dopo una lotta lunga 10 anni ha finalmente vinto la sua battaglia, facendo sì che le donne che per lavoro praticano il mestiere più antico del mondo vengano illegalmente sfruttate nelle strade.

Arriverà in autunno su Rai Uno una mini serie di due puntate che vede come protagonista la bella Vittoria Puccini nei panni di Maddalena (nome di biblica memoria) una ragazza madre violentata da giovanissima che per mantenere la sua bambina decide di prostituirsi partendo dai bordelli più fatiscenti fino ad arrivare a quelli d’alta classe.

Sullo sfondo di una Torino anni 50’ si ripercorre il dramma di una donna costretta a vendersi ma ciò che accadde perché la legge della Senatrice socialista fosse promulgata rimane in un angolo recondito di una sceneggiatura che da amplio respiro, come è giusto che sia nel sacro nome della finzione, a tutt’altro.

Furono, nella realtà dei fatti, tre le norme Costituzionali sulle quali la legge si basa: l’articolo 3 che vorrebbe vedere tutti i cittadini uguali innanzi alla legge, l’articolo 32 che parla del diritto alla salute e l’articolo 41 che stabilisce come un’attività economica non possa essere svolta in modo da arrecare danno alla dignità umana. Tutto giustissimo, almeno in teoria, ma il grande limite della famosa legge n. 55 del 4 marzo 1958 è stato quello di togliere qualsiasi tipo di regolamentazione della prostituzione aggiungendo, sì, una serie di reati connessi al suo sfruttamento che è evidente, nelle notti delle italiche città, non siano servite a nulla.

Sembra difficile, se non impossibile, che una mini serie di due puntate possa riaprire un dibattito in piedi da decenni eppure nella pagine sconosciute della Gazzetta Ufficiale della Corte Suprema di Cassazione del 27 agosto 2013 spicca una domanda silente: volete voi che sia abrogata interamente la legge 20 febbraio 1958, n. 75, intitolata Abolizione della regolamentazione della prostituzione e lotta contro lo sfruttamento della prostituzione altrui?

Molti comuni italiani si sono già messi in moto perché quell’uguaglianza, quel diritto alla salute e quella dignità che Lina Merlin ha citato come fondamenti della sua norma vengano rispettati e resi meno anacronistici. Perché la società cambia e, come sottolinea giustamente Marco Turco nel titolo della sua Fiction, quelli erano Altri tempi. Altri. Non questi.

 

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