UN GENIO VISIONARIO CHE CONTINUA A RACCONTARE LE SUE STRORIA INCISE SU OGNI IMMAGINE
Sembra non sia passato poi molto tempo, sarà per le pellicole così intramontabili, per i personaggi che hanno fatto la storia del cinema, per le immagini oniriche, eppure il 31 ottobre di 20 anni fa moriva il maestro Federico Fellini. Sin da piccolo Fellini fu un viaggiatore, ma non un semplice viaggiatore, correva nei sogni immaginando personaggi e storie da raccontare. La sua carriera di inventore di storie iniziò proprio nella sua camera, ai quattro montanti del letto aveva dato il nome dei quattro cinema di Rimini e magari proprio sdraiato su questo creava le sue fantasie, nella sua mente c’erano già da qualche parte tutti quei soggetti che poi riuscì a trasferire sullo schermo. Il visionario è l’unico realista questo diceva e lui un visionario lo fu davvero.
Ce lo rammentano i tanti riconoscimenti avuti in vita, vinse quattro premi Oscar al miglior film straniero, nel 1993 gli venne invece conferito l’Oscar alla carriera. Sia nel 1963 che nel 1987 fu vincitore al Festival di Mosca, ricevette il Leone d’Oro alla carriera al Festival del Cinema di Venezia del 1985 e la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Tante le medaglie da mostrare eppure il regista amava definirsi un artigiano che non ha niente da dire ma sa come dirlo. La carriera del maestro non inizia nella casa del cinema bensì ad affascinarlo è il mondo giornalistico, soprattutto quello satirico e polemico.
Inizia a scrivere e poi a disegnare vignette. Sempre nella capitale, nella quale si trasferì con la madre, collabora con Enrico Macario in alcuni suoi film e scrive poi le battute per gli spettacoli di Aldo Fabrizi. Nel 1941 conosce il mondo della radio che segna l’entrata di Fellini nello spettacolo. Sempre in questi anni conosce Tullio Pinelli, scrittore teatrale con il quale nascerà un una buona unione lavorativa. Insieme da sceneggiatori firmano alcuni spettacoli di Aldo Fabrizi, come Avanti c’è un posto del 1942. Il 1945 è l’anno l’incontro con Roberto Rossellini. Fellini collaborerà alle sceneggiature di alcuni suoi film, Roma città aperta e Paisà nel quale ricopre anche il ruolo di assistente sul set. Questo è l’anno che segna l’inizio della grande carriera di Fellini come regista.
Il debutto è con il film Luce del Varità, il tema del film diviene il laitmotiv dei lavori di Fellini, racconta il mondo dell’avanspettacolo e il suo stato decadente. La pellicola non riscuote però il successo sperato. Il vero genio visionario esce con Lo Sceicco Bianco interpretato da Alberto Sordi. Anche questo fu un flop, venne definito come un film anarchico e il pubblico non recepì quell’ironia malinconica e stravagante non all’italiana. I primi successi arrivano con I Vitelloni che vince il Leone d’Oro a Venezia e viene molto apprezzato all’estero, soprattutto in Argentina.
Il vero grande successo internazionale arriva con il film La Strada del 1954. Un film che quasi fosse un libro, uno dei più bei classici, racconta la storia di due artisti di strada che percorrono l’Italia del dopoguerra. Proprio per la parte del protagonista venne scartato Alberto Sordi e questo raffredderà per anni i rapporti tra l’attore e il regista Fellini. La carriera del regista prosegue con Il Bidone e Le Notti di Cabiria con il quale vince il secondo Oscar. Nel 1960 arriva La Dolce Vita che per il cinema italiano, ancora legato a certi schemi, è davvero troppo, una pellicola quasi picassiana, come la definisce il regista stesso, dove il genio visionario di Fellini si fa sottile, spigoloso, scomodo.
Nel 1963 il regista è pronto per un nuovo film, lo chiamerà 8½ proprio perché arriva dopo sette suoi lavori più mezzo (l’episodio di Le Tentazioni del Dottor Antonio). Il primo lavoro a colori è Giulietta degli Spriti al quale parteciperà come sempre la sua musa nonché moglie Giulietta Masina. Grande successo per Amarcord del 1973, preceduto da I Clowns e Roma. La carriera di Federico Fellini prosegue senza sosta, nel 1976 Casanova seguito, tre anni più tardi, da Prova d’Orchestra e da La città delle donne. Fino alla fine il regista mette in scena dei capolavori, saluta il cinema nel 1990 con La Voce della Luna. Nelle pellicole riportava tutti i sogni che faceva ad occhi aperti, disegnava i suoi personaggi talmente minuziosamente da farli divenire i soggetti più amati del cinema.
Oggi a 20 anni dalla sua scomparsa le sue storie ci sono ancora e sono così inconfondibili e marchiate dal genio Fellini che non si può non riconoscerle e non ricordare ad ogni immagine il maestro.