L’ASTRONAUTA MICHAEL MASSIMINO LODA LA PERFEZIONE SCENICA E SENSORIALE DEL FILM DI CUARÓN
La suspension of disbelief è, letteralmente, la sospensione dell’incredulità, quel processo semiotico che consente al fruitore di un’opera letteraria, filmica o artistica di bloccare i giudizi sull’incongruenza della storia per assisterla senza dubbi obbiettivi. Questa teoria è applicabile soprattutto alle vicende fantascientifiche o catastrofiche, dove la realtà è spesso alterata in funzione di una messa in scena funzionale e accattivante; anche il più fedele film sci-fi ha degli elementi alterati e irreali. Questo però sembra non accadere in Gravity di Alfonso Cuarón, capolavoro che contiene in esso svariate chiavi di lettura e ambientato nello spazio più profondo. Il regista, infatti, è riuscito a trasportare, delineare e raffigurare alla perfezione le sensazioni ed i particolari che due astronauti perduti nello spazio possono sentire e provare, circondati da stazioni orbitanti e nulla cosmico.
Codesta perfezione reale nella messa in scena è sottolineata niente di meno che da Michael Massimino, un astronauta americano con un curriculum di 600 ore nello spazio e 30 di passeggiata spaziale. Massimino, da sempre affezionato al mondo dell’intrattenimento oltre che a quello dei pianeti, ha affermato che: ”Gravity è una rappresentazione precisa, mi ha portato alla memoria moltissimi ricordi; la navetta spaziale, la vista sulla Terra e gli strumenti utilizzati erano tutti realistici.”.
Il film di Cuarón è riuscito anche a stabilire un record, è stato infatti il miglior incasso di sempre nelle uscite di ottobre, ottenendo fino ad ora la cifra record di 55,6 milioni di dollari e, come se non bastasse, è stata la miglior apertura per Sandra Bullock e George Clooney, protagonisti del film.
Massimino poi asserisce che perdersi nello spazio può essere davvero la cosa più brutta che possa capitare: ”Per loro è stata davvero una terribile giornata, questo dimostra che l’esplorazione del cosmo può essere molto pericolosa.”.
Ovviamente anche le opere d’arte hanno delle voci controcorrente che cercano di appigliarsi ai dettagli per screditarle e ottenere, forse, un po’ di considerazione. Se la critica parte da internet il focolare maggiore non poteva che arrivare da Twitter. L’astrofisico Neil de Grasse Tyson si interroga sulla gravità del film e chiede il perché un medico (interpretato dalla Bullock) possa essere in servizio sul satellite Hubble e dice che quasi tutti i satelliti in orbita attorno alla Terra si trovano da ovest ad est e i detriti viaggiavano da est a ovest. Naturalmente i tweet di risposta non si sono fatti attendere ma Tyson ha precisato che ha apprezzato molto Gravity.
Sempre sulla rete le lodi alla pellicola sembrano non finire mai, c’è chi afferma di volerlo rivedere, magari in un cinema IMAX, chi racconta il respiro profondo degli spettatori in sala e chi ne loda la storia straziante e coinvolgente. Michael Massimino, cresciuto a Long Island, dottorato in ingegneria meccanica al MIT e guest star di alcuni episodi di The Big Bang Theory ha detto che il cinema ha un potere incredibile sulle nostre menti: ‘‘I film hanno la capacità di ispirare, e spero che i giovani vengano coinvolti da Gravity, così da farli esplorare questo campo, ma dobbiamo ricordarci che è un film e non un documentario, intrattiene ma porta la meraviglia dello spazio sul grande schermo.”. E non non possiamo non essere d’accordo con lui, Gravity è un esperienza visiva ed intellettuale che riesce a scuoterci nel profondo, mostrandoci una bellezza mozzafiato impreziosita dagli astri silenti.