UN FORTE FATTO DI CRONACA CHE HA SCOSSO L’AMERICA NEGLI ANNI ’80
DURATA: 105′
DATA DI USCITA: 3 Ottobre 2013
VOTO: 4 su 5
Alaska, anni ’80. Robert Hansen è un omicida a piede libero. Per meglio dire, è un femminicida che rapisce, violenta e poi uccide. Dopo anni di corpi di donne ritrovati, e alcuni indizi che portano a lui, la polizia di stato ancora non riesce ad incastrarlo. Ma quando fa un errore, e la giovane Cindy riesce a fuggire dalla cella in cui era segregata, il sergente Jack Holcombe non si lascia scappare la chance di portarlo dietro le sbarre. Non sarà facile però, perché Cindy è restia a testimoniare – troppi problemi personali a cui pensare e ancora scossa dall’abuso subito – e Robert è un onesto e rispettato cittadino con moglie e figli.
Scott Walker dirige Il cacciatore di donne, un thriller drammatico tratto da una storia vera, che ha sconvolto l’America negli ultimi decenni dello scorso secolo. Sotto il profilo di un uomo comune, si nascondeva un killer che per anni ha adescato donne di giovane età nella promessa di un lavoro ben retribuito, per poi rinchiuderle in un bunker e abusare di loro per giorni, tenendole legate con corde tutte nude, per poi ucciderle come bestie. Nel film, il profilo psicologico del serial killer è stato assegnato ad un bravissimo John Cusack, che con i suoi occhi neri e lo sguardo glaciale ben si presta a questi ruoli (da ricordare anche l’enigmatica ed incredibile interpretazione in The Paperboy, ancora senza una data italiana – qui la nostra recensione). Il buono della situazione è invece un Nicolas Cage, convincente nella versione detective risoluto, che prende a cuore la situazione di Cindy e con ostinazione porta a conclusione la vicenda.
La vera scoperta del film è però Vanessa Hudgens, che nel ruolo della ragazza problematica tira fuori il carattere, stile Spring Breakers ma ancor di più. Oltre ad usare il corpo per sedurre ed ammaliare, la personalità forte ma al tempo stesso fragile di Cindy si riscontra nelle movenze e nello sguardo della Hudgens. Tradita dai cari, finita in strada a prostituirsi da piccola, sfruttata dai papponi e dipendente dalla droga. Un ruolo non facile da interpretare che l’attrice supera a pieni voti.
Ambientato nei grigi e cupi territori dell’Alaska, Walker usa bene la freddezza del panorama per creare un’atmosfera che immerge completamente lo spettatore nella triste e tragica narrazione dei fatti. I temi toccati quali la prostituzione, la violenza, l’abuso di droghe sono solo parzialmente accennati, perché il film vuole essere un omaggio al ricordo delle 17 vittime accertate. Una scelta stilistica che non danneggia la sceneggiatura, perché i dettagli e le indagini vanno avanti con scioltezza supportati da dialoghi interessanti. Una buona opera prima, in sostanza, di un regista davvero promettente.