Justin e i cavalieri valorosi: recensione film

BANDERAS PRODUCE UN FILM ANIMATO IBRIDO E PRIVO DI CARATTERE

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GENERE: film d’animazione

DATA DI USCITA: 24 Ottobre 2013

DURATA: 96’

VOTO: 2 su 5

La premessa è senza dubbio e senza originalità presa in prestito da Guerre Stellari: i cavalieri vengono cacciati, il padre tradisce e l’allenamento è sull’uso delle armi quanto su quello della saggezza. La poca novità dell’incipit, però, non è l’unica pecca di Justin e i cavalieri valorosi, film animato prodotto da Antonio Banderas.

Justin vuole seguire le orme di suo nonno, diventare un cavaliere. Spronato dalla nonna, nonostante il veto paterno, saluta Lara, lasciando come pegno un calzino che assicura il suo ritorno, e va alla ricerca della spada di famiglia e si incammina verso la sua avventura accompagnato da un mago schizofrenico, un’esuberante cameriera e tre monaci custodi di antiche tradizioni.

Il cartone è stato lavorato dalla Kandor Graphic che ha scelto per questo lavoro immagini caricaturali e personaggi tanto stereotipati da risultare davvero banali: abbiamo la biondina che punta solo all’apparenza, il dandy dai tratti omosessuali, il macho tutto muscoli. L’unico che si salva durante il cammino del film e del suo protagonista è Braulio che con la sua comicità strappa forti sorrisi.

Tra il già visto e la lunga avventura che non può non contenere il lieto fine Justin e i cavalieri valorosi ha la grande pecca di essere un film solo e unicamente per bambini dove l’ibrido mal gestito delle ambientazioni  – a volte medievali, altre rinascimentali e in qualche caso modernissime – si mescola all’ibrido della sua poco innovativa storia dando vita così a una pellicola senza carattere capace di incantare, senza comunque rimanere impressa, i più piccoli e annoiare i grandi.

 

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