La vita di Adele: Abdellatif Kechiche racconta il film

IL REGISTA VINCITORE DI CANNES 2013 SULLA CROISETTE ERA ACCOMPAGNATO DA ADELE EXARCHOPOULOS E JEREMIE LAHEURTE 

ITALY-CINEMA-FRANCE-ADELEAmore, passione, vita, libertà. Un film inteso che racconta un amore vero. Uno di quegli amori che vivi intensamente, e che quando si inclina irrimediabilmente, il dolore è insopportabile e ti conduce a prendere anche scelte sbagliate. Meritatissimo vincitore della Palma d’Oro al Festival di Cannes 2013, La vita di Adele è un film dal realismo disarmante, un piccolo capolavoro cinematografico che emoziona e smuove gli animi. Qualche giorno fa è stato presentato alla stampa di Roma, e per l’occasione, sono giunti nella capitale il regista Abdellatif Kechice, l’attrice protagonista Adéle Exarchopoulos e l’attore Jeremie Laheurte.

Qual è secondo lei il cuore del film? 

Abdellatif Kechiche: uno dei temi portanti è sicuramente l’amore, ma direi anche la potenza di certi incontri e l’importanza del caso, del destino, nella vita degli esseri umani. Emma e Adele si incontrano di sfuggita ad un semaforo; ecco, se Adele non fosse stata in ritardo, non avrebbe incontrato la ragazza che le ha cambiato la vita. Anche se quando comincio a lavorare sul film non mi faccio domande sul suo senso, mi piaceva raccontare la relazione tra due persone che vengono da ambienti sociali diversi, uno più borghese e intellettuale, l’altro proletario, o meglio, raccontare come l’amore possa resistere a queste differenze sociali. Possiamo poi leggere il film come un romanzo di iniziazione, con una protagonista che prende in mano il suo destino nonostante gli ostacoli e dolori, il racconto di un’eroina da romanzo che dimostra volontà, coraggio e senso di libertà. Questo è il cuore della storia, non penso che altre interpretazioni debbano prendere il sopravvento.

E’ un film che parla di vita, sembra quasi la realtà stessa dentro un film. Si può pensare ad un film più reale di questo? 

Abdellatif Kechiche: penso che si possa andare ancora oltre. Il cinema ci permette di esplorare in modo profondo anche le verità più segrete che abbiamo in noi, c’è uno schermo che ci protegge e che ci lascia mettere a nudo come esseri umani; ecco perché cerco attori che siano in grado di darsi in maniera così completa. Non per fare i complimenti a questa donna che mi siede a fianco, ma Adele ha messo nel film la sua forza e le sue emozioni, ha espresso sé stessa. La trasformazione di Adele è una magia, perché tutto quello che lei ha fatto lo ha fatto in maniera istintiva, e non intellettuale, è stata rapida e immediata. Il suo personaggio è affamato di vita in tutti i suoi aspetti e proprio per questo si mette in situazioni di pericolo; o frustra il desiderio o lo soddisfa assumendosi il coraggio delle cose che fa.

Mi rivolgo ai due attori. In che modo vi siete destreggiati per i vostri ruoli?  

Adèle Exarchopoulos: la credibilità del film dipende dal fatto che c’è stato un lavoro di equipe molto intenso. Abdel ci lanciava degli input, ma poi costruivamo la scena tutti insieme. Ha concesso molto spazio all’improvvisazione, per esempio nella scena sull’autobus. Anche la musica contribuiva a lasciarci andare.

Jérémie Laheurte: lavorare in questo film è stato straordinario, perché si è creata un’alchimia formidabile. Abdel ha riposto molta fiducia in noi e ha lasciato ampio spazio alla creatività di ognuno.

Il successo del film è altalenante. La vittoria a Cannes, seguito dalle polemiche, poi gli applausi negli Stati Uniti. 

Abdellatif Kechiche: le avventure erano già iniziate durante le riprese, forse perché la storia stessa ha toccato tutti coloro che hanno lavorato al film, anche per il dolore che affronta. E ha generato solo reazioni viscerali. Si sono susseguiti premi, critiche, polemiche. Allora mi chiedo: è a causa del film o di un’entità benigna o maligna che si diverte a dispensare tutto ciò?

L’empatia con il personaggio di Adele è davvero forte. Forse per la semplicità e spontaneità dei suoi gesti?

Adèle Exarchopoulos: nella mia interpretazione sono stata aiutata anche dall’ordine cronologico con cui sono state girate le scene. E dal fatto che Adele avesse più o meno la mia età. Alcuni gesti li abbiamo in comune, come il toccarci i capelli continuamente. Mi è piaciuto molto rappresentare il suo appetito per la vita: per il cibo, per il sesso, per il ballo.

 

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