DIEGO ABATANTUONO È GIANCARLO FERRARIS UN IMPRENDITORE DEI NOSTRI TEMPI (DI CRISI)
L’esistenza di associazioni criminali, nate storicamente nel mezzogiorno d’Italia, in regioni del nord è fatto ormai noto anche a chi, incessantemente e senza ragione, continua a colpevolizzare e additare il sud dello stivale.
Come è accaduto inizialmente nel meridione, e dagli anni 80’ anche nel settentrione, le regioni al di sopra di Roma sono state colonizzate dalla malavita dividendosi a grandi linee il territorio. In Lombardia, ad esempio, l’associazione criminale più impiantata è la ‘ndrangheta. Proprio su questa ombra nera che toglie luce alla zona più ricca d’Italia Ricky Tognazzi ha girato la sua ultima mini serie per la televisione, che andrà in onda il prossimo autunno su ra1, L’Assalto.
Ambientato in un clima di paura, non solo dovuta alla presenza di criminali ma anche legata a un’incertezza molto forte per il futuro di cui questa crisi economica è portatrice sana, nel suo nuovo lavoro Tognazzi è regista di un incontro tra un imprenditore della provincia lombarda e la ‘ndrangheta.
Ferraris è il padrone di un’azienda che ha rappresentato negli anni una sua crescita personale ma anche per la regione a cui appartiene ma purtroppo la mancanza di guadagni lo porta ad essere fiutato da la ‘ndrangheta che come un avvoltoio mira a le sue vittime.
In una narrazione non priva di tensione e in cui la stessa viene palesata dalla scura fotografia, la bravura di Diego Abatantuono e la capacità di Tognazzi, che qui sembra un po’ voler fare il verso al Placido regista, disegnano alla perfezione la realtà di una situazione che, agli occhi dei leghisti più fieri, è ancora paradossale.
Il finale un po’ troppo buonista della risoluzione, difficoltosa ma totale, del problema spreca le buone potenzialità di un prodotto che per una volta avrebbe potuto abbracciare la realtà e non morire nella rassicurante fiction del e vissero felici e contenti.