Un castello in Italia: parola a Valeria Bruni Tedeschi

IL FILM IN CONCORSO A CANNES 2013, ARRIVA NELLE SALE ITALIANE

Un passato incombente, una famiglia in decadenza, ripetute sconfitte della vita. Questo il nuovo film di Valeria Bruni Tedeschi, che troviamo in veste di attrice-regista di un’opera autobiografica. Accompagnata artisticamente dal fedele Louis Garrel (attore e suo compagno), della madre Marisa Borini, e dell’eclettico Filippo Timi, il cast di Un castello in Italia è arrivato ieri nella Capitale per presentarlo alla stampa. Prima di lasciarvi alla lettura delle due chiacchiere fatte in conferenza, vi segnaliamo con nostro grande piacere che il film uscirà in 50 copie nelle sale, in versione originale. I protagonisti infatti, parlano tra loro italiano, ad eccezione delle scene girate a Parigi con l’attore francese. Sarebbe stato quindi un vero peccato, rovinarlo con il doppiaggio.

Distribuito da Teodora, sarà nei cinema dal 31 Ottobre 2013.

Valeria, quanto autobiografia hai messo nel film?

Ci tengo a dichiarare che ci sono tre sceneggiatori, quindi se c’è autobiografia ce ne sono tre, tre modi di vedere la vita, tre prospettive, una sceneggiatura pensata in tre, scritta in tre anni. Diciamo che la realtà è un materiale di base, poi quindi l’abbiamo elaborata per molto tempo. Non saprei identificare singoli elementi, sarebbe come chiedere dov’è la farina nel dolce. Io ho fatto un dolce e spero vi piaccia.

Come hai pensato di unire l’ironia alle scene dove incide l’elemento religioso?

Non dovevamo essere ironici a tutti i costi, e non volevamo. Era nostra intenzione raccontare una donna che cerca di avere fede e non ci riesce, come se tentasse di aprire porte che non le si aprono, e proprio l’impossibilità di entrare nella stanza della fede determina la comicità, che è una conseguenza non l’intenzione. Mi appassiona cercare la frontiera tenue tra superstizione e religione. E’ una cosa che mi interessa da sempre.

La musica è una caratteristica importante. Come l’hai scelta?

Le musiche sono sempre qualcosa tra magia, caso e inconscio. Mi ha aiutato molto mia madre in generale; invece la “Pappa col pomodoro” composta da Nino Rota la stava ascoltando mia figlia. L’idea per la scena della danza di Filippo con mia madre sulle note di Fred Buscaglione è di Filippo Timi, poi a casa ne ho trovato una cassetta di mio fratello, non sapevo lo amasse tanto. Un curioso aneddoto insomma.

Filippo Timi. Come ti sei trovato a lavorare con Valeria?

Memorabile già dal provino. Arrivo e per prima cosa Valeria mi dice che non c’entro nulla col ruolo. “Non vai bene, sei scuro”, ma il provino me l’ha fatto fare lo stesso. Poi quando ho incontrato sua madre, Marisa, ho balbettato come un pazzo, e lei era sorpresa, ha chiesto: “Ma come facciamo a fare il film? Io non sono brava, lui balbetta, poi non vede neanche bene!”. Seriamente, stimo moltissimo Valeria, innanzi tutto come attrice, e artisticamente siamo fratelli. Essere altro permette una distanza dalla biografia e ti avvicina ad un lavoro sull’intimità. Per me è un film intimo. Tra i ruoli più difficili e scomodi perchè ero chiamato a trovare l’equilibrio nella dolcezza: più che un ruolo è un soffio, un lasciar andare. Come regista Valeria scrive scene dolorose, dove sente che devi andare in profondità e si accorge subito se provi a sviare. Alla fine ho anche balbettato in francese, sono dimagrito 18 chili in due mesi e mezzo.

Louis Garrel. Com’è stato lavorare su un set con Valeria, tu che la conosci così bene?

In effetti conosco Valeria da tanto, e mi arrabbio sempre con lei, perché lei mi innervosisce. Ho voglia perenne di litigare e gridare con lei. Un giorno ho recitato con Filippo e Marisa e lì ero più tranquillo, quello che a voi piace di Valeria per me sono tutti difetti. Questo film per me rappresenta l’incontro tra la melanconia francese e l’autoironia italiana. Noi siamo stanchissimi in Francia. Però anche voi, la foto di Berlusconi con gli occhiali in Parlamento è… arte.

Una curiosità: il castello in cui è girato il film, era la vostra vera abitazione?

Sì, ma ora non ci appartiene più. Siamo stati fortunati perché ce l’hanno dato gratis, altrimenti non sarebbe stato possibile girare visto il budget ridotto del film. E continuando con gli aneddoti curiosi di Filippo, il castello era stato visto da Marco Bellocchio durante i sopralluoghi per Vincere – interpretato dallo stesso Timi. Non so, si è creato un legame particolare con lui.

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