Una piccola impresa meridionale: recensione film

LA NUOVA COMMEDIA CORALE DI ROCCO PAPALEO DOPO L’EXPLOIT DI BASILICATA COAST TO COAST

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GENERE: commedia

DATA DI USCITA: 17 ottobre

DURATA: 103′

VOTO: 3,5 su 5

I fari sono i più importanti tra i segnalamenti marittimi e sono situati nei luoghi in cui è necessario avere un punto notevole percepibile a distanza elevata durante la navigazione costiera. Il faro, per chi va per mare è quella struttura, quella luce nella notte, che avverte e scongiura il pericolo.

Il faro spento in cui Costantino, ex prete, (Rocco Papaleo) si rifugia dopo aver annunciato a mamma Stella (Giuliana Lojodice) di aver dismesso gli abiti, proprio in quanto privo di luce, diventa nel film Una piccola impresa meridionale punto di scontro di tante vite. È in quell’enorme struttura affacciata sul mare che si ritrovano tutti insieme Costantino, Magnolia (Barbora Bobulova) una prostituta quarantenne in pensione, Arturo (Riccardo Scamarcio) cognato dell’ex parroco appena lasciato dalla moglie per un’altra donna, Valbona (Sarah Felberbaum), cameriera di Stella e sorella di Magnolia. Quello che per Arturo doveva essere un luogo di isolamento impostogli dalla madre mortificata per la scelta del figlio di lasciare i voti diventa invece posto di aggregazione lontano da quel paese che a pochi chilometri è pronto a giudicare le altrui vite.

Una piccola impresa Meridionale, diretto e tratto dall’omonimo libro di Rocco Papaleo, è una commedia corale dove le interpretazioni degli attori sono perfettamente amalgamate e in cui, attraverso sarcasmo e assenza totale di retorica, si danno, con ironia, anche duri giudizi sulla morale italica, spesso bigotta.

Forte di una colonna sonora in cui gli stessi attori si cimentano in canzoni e dove Sole Spento di Caterina Caselli diventa inno di rinascita il film tocca con grazia il tema della religione, dell’omosessualità, della famiglia – in ogni sua versione – senza mai calcare la mano e inserendo qui e lì battute ad hoc che non interrompono la dinamicità della pellicola ma che comunque portano a riflettere.

Pur essendo molti i personaggi che si intrecciano nella vicenda ognuno di loro è ben caratterizzato e compie un personale percorso a partire da Stella, la madre, che si ritrova in un colpo davanti alla dura realtà di avere un figlio non più prete e una figlia lesbica nell’Italia del pregiudizio.

La ristrutturazione del vecchio faro, che diventa nella pellicola metafora della ristrutturazione delle vite che lì dentro hanno trovato rifugio, è la scusa per la soluzione della vicenda che, come è giusto che sia in una commedia come in una favola, verte verso il vissero felici e contenti ma allo stesso tempo non punta al buonismo: il matrimonio tra Rosa Maria (Claudia Potenza) e Valbona consacrato dalla promessa “finché il vostro amore sarà sincero” viene abbandonato dalle persone invitate che si allontanano urlando alla vergogna. Eppure la luce del faro si riaccende e, alla fine, ogni pericolo viene, grazie ad essa, di nuovo scongiurato.

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