WOODY ACCOMPAGNA UNA SPLENDIDA BLANCHETT NELLE NEVROSI ARISTOCRATICHE
DURATA: 98 minuti
USCITA IN SALA: 5 dicembre 2013
VOTO: 3,5 su 5
Probabilmente un nota così dolente nel cinema di Woody Allen non si era mai vista. Il tripudio della grande bellezza americana, quell’east coast di ricchi e viziati che anche ad occidente portano con sé il marchio della vergogna, l’aristocrazia del nulla che si deprime e implode nella vanagloria quotidiana. Senza scampo. Questa, tra commedia amara e dramma personale, è l’analisi spietata di Blue Jasmine, film girato attorno ad una monumentale Cate Blanchett e ad un cast di attori poco noti.
Che funzionano benissimo nel loro squallido contraltare tra classi sociali, evidenziando difetti (acutissimi) e pregi (latenti) di una società americana multietnica, multirazziale, confusionaria ed effimera, che guarda con nostalgia alla vecchia Europa come un antica madrepatria persa ormai da migliaia di generazioni. America terrà di opportunità, ma priva di fascino intellettuale.
Jasmine si fa cambiare il nome in Janet, si allontana con dolore dalla sua vita di agio e ricchezza, tradita laddove era chiaro e lampante le cose non potessero funzionare. Il pegno per aver vissuto senza acume, esistere senza lasciare traccia, una moglie di classe nel finto perbenismo dei salotti bene di una New York altezzosa. Così distante dalla baia di San Francisco, ma non abbastanza da allontanare i fantasmi di un matrimonio frivolo e l’esaurimento nervoso che ne è scaturito.
Alcol, medicinali, umiliazione, dignità e una sorella adottiva che è il suo esatto opposto, la Blachett sfoggia un repertorio pazzesco di fragilità, dolore ed emozioni che passano tutte attraverso i tremiti del suo sguardo e le ombre dei suoi occhi. Un lavoro incredibile che ammorbidisce i difetti di una sceneggiatura che non prevede nulla attorno a lei, se non chiasso e silenzi, insieme al solo riflesso condizionato di una mente in frantumi.
Nella virata potente tra dramma e commedia amara, Allen ci riporta ai margini di una cultura umana che, senza dipendere dal portafoglio, sceglie il suo retaggio attraverso paradigmi circostanziali, accomuna persone che fingono per sopravvivere e la cui unica peculiarità è quella di un egoismo senza fine. Al giorno d’oggi, pur nella tristezza deprimente del suo vuoto, la lacrima amara negli occhi di Jasmine è un messaggio deciso a cambiare direzione. Ad alzarsi in piedi e vivere con classe.