LA NOSTRA YLENIA POLITANO UNISCE CINEMA E TEATRO CON LO SPETTACOLO OMAGGIO A JUDY GARLAND
Questa volta la mamma non è andata al cinema, ma a teatro. Non potendo seguire il Torino Film Festival, mi sono consolata, e ben consolata, con uno spettacolo teatrale che molto ha a che fare con il cinema. Judy Garland, The end of the rainbow (in scena al Teatro Eliseo di Roma fino al 15 dicembre), racconta le ultime settimane di vita della grande interprete americana, una delle dive più discusse di Hollywood. Chi era Judy? E quale attrice italiana ha avuto il coraggio di misurarsi con un tale talento? Monica Guerritore. E lo ha fatto con bravura, eleganza, ed empatia tali, da meritare molti applausi al debutto romano.
In una camera di hotel londinese, che all’occorrenza si trasforma in palcoscenico (scena di Carmelo Giammello e luci di Stefano Pirandello), con una band dal vivo, la Guerritore si muove tracciando il profilo della diva, cantando e rivolgendosi al pubblico come se fosse quello dei concerti, regalando momenti di grande emozione, di ironia e spregiudicato amore per la vita che le sfugge, tra la dipendenza dagli psicofarmaci, l’alcool e amori finiti. La Guerritore è così brava che riesce a far scomparire la sua grande personalità per lasciare il posto a quella, forte e devastante, della Garland.
Artista dalla grande presenza scenica, voce inconfondibile, Judy Garland è stata cantante, ballerina e attrice cinematografica e teatrale. La sua vita privata fu costellata da diversi matrimoni, quello più famoso con Vincent Minnelli, da cui ebbe la figlia Liza. Nella sua carriera cinematografica ha recitato in quasi quaranta film. Ha vinto l’Oscar giovanile nel 1940 all’età di diciott’anni e ha ottenuto due nomination all’Oscar: come Miglior attrice protagonista nel film È nata una stella (1954) di George Cukor e come Miglior attrice non protagonista nel film Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer. Film, spettacoli, concerti, una vita di lustrini, viaggi, debiti, eccessi. Una morte prematura, arrivata a 47 anni, a Londra.
The end of the rainbow (prodotto da Francesco Bellomo, con la regia di Juan Diego Puerta Lopez, dell’autore Peter Quilter, giunto per l’occasione a Roma da New York, dopo il successo riscosso dallo spettacolo a Broadway, in scena anche Aldo Gentileschi e Alessandro Riceci) racconta tutto questo attraverso la sua ultima tournee europea, contesa tra le braccia del suo ultimo fidanzato e del suo pianista, che invano tentano, a modo loro, di salvarla dal baratro della solitudine.
Uno spettacolo teatrale che richiama le atmosfere del cinema di quegli anni, e che ti lascia immaginare quanto dolore, quanto bisogno di amore, quanta delicata ingenuità quasi infantile si nascondesse dietro tanto successo. Da vedere.