VERONESI, GERMANO E MASTRONARDI RACCONTANO IL FILM
Giovanni Veronesi sceglie di raccontarci la storia di Ernesto Marchetti, l’ultima ruota del carro del film, usando l’espressività di Elio Germano e la delicatezza di Alessandra Mastronardi. L a pellicola di apertura del Festival racchiude 40 anni di storia puramente italiana, attraverso il punto di vista di un uomo comunemente straordinario, che lotta ogni giorno contro la quotidianità, rivelandosi eroico nel conservare un’integrità che oggi difficilmente si può ritrovare. Abbiamo deciso di fare qualche domanda a chi ha portato sul grande schermo la vita di Ernesto, dunque è giunto il momento di passare la parola al toscanissimo Veronesi e alla coppia Germano – Mastronardi.
Elio, come vedi la persona di Ernesto e quali sono le difficoltà che hai trovato durante le riprese?
Il mio intento era quello di far emergere la persona del protagonista, più che la creazione del personaggio. Oggi siamo abituati a vedere al cinema storie di criminali, di mafiosi, e di conseguenza riteniamo questi più interessanti di altri. La realtà è diversa, è Ernesto. Un uomo divertente, spesso coinvolto nel set, che con la sua storia ha dato la possibilità di ritornare un po’ a quella che è la vera commedia all’italiana, volta non solo a divertire ma anche a far riflettere. La difficoltà più grande è stata al trucco! Quattro ore per invecchiarmi, due per struccarmi e dieci ore di riprese. Ecco quello devo dire è stato abbastanza faticoso!
Alessandra, descrivici il ruolo di Angela. Che funzione ha per la figura del protagonista?
Angela non è solo la moglie di Ernesto, è il suo filtro. Lo aiuta a preservare la sua integrità rispetto a ciò che c’è fuori, quello che può turbare e ostacolare il marito, aiutandolo ad andare avanti e sostenendolo in tutte le decisioni e gli eventi che andranno poi a caratterizzare la sua vita. L’immagine di questa moglie a 360 gradi, riprende un po’ quella che era la Sandrelli nei figli di Scola, non solo una compagna, ma anche un’amica fidata, e mamma amorevole. Una persona vera insomma!
Come vi siete trovati a lavorare insieme? Che atmosfera si viveva sul set?
Mastronardi: Siamo stati lasciati molto liberi, abbiamo avuto la possibilità di interpretare con serenità i personaggi senza avere nessun tipo di forzatura. Giovanni ci ha guidati, fatto capire quello che voleva trasmettere, ma sempre con grande delicatezza. Fosse per me, riprenderei subito già da domani!
Germano: Sia con Alessandra che con Ricky mi sono trovato benissimo. Abbiamo avuto la possibilità di condividere bei momenti insieme. Con Alessandra si è creata subito una forte sintonia, necessaria per portare sullo schermo l’intensissima storia tra Angela ed Ernesto, 40 anni di amore tra alti e bassi, ma che hanno dato vita ad un rapporto solido e sincero. Tra me e Ricky, che interpreta Giacinto, l’amico furbo e opportunista, c’erano più elementi comici da far vedere, quindi spesso alcuni scambi di battute ci venivano piuttosto naturali, anche improvvisati!
Giovanni, cosa l’ha portata a girare questo film? Quali sono stati gli eventi che l’hanno colpita?
Ciò che mi ha spinto a raccontare la vita di Ernesto Fioretti, ribattezzato Marchetti, è che tutto quello che si vede è assolutamente reale. Tralasciando gli elementi che sono stati aggiunti per rendere la sua storia una commedia di tipo corale, la forza di quest’uomo, tutto quello che ha passato, dagli episodi divertenti alle tragedie è incredibilmente reale. E la cosa che mi ha più affascinato, che poi è il motivo che mi ha spinto a realizzare il film è che Ernesto è rimasto sempre lui, lo stesso, in 60 anni nulla ha mutato il suo animo. E questa, a mio parere, è una cosa che vale la pena raccontare.
Quanto è stato difficile racchiudere 40 anni di storia italiana in una pellicola di due ore?
Ho avuto la possibilità di raccontare quello che volevo , e soprattutto come volevo. Gli eventi che sono presenti nel film, sono in gran parte quelli che ci hanno portato a diventare la società che vediamo oggi. Alcuni riferimenti, anche politici, sono stati fatti in chiave assolutamente oggettiva. Berlusconi ad esempio. Quando Elio, con una bravura straordinaria, accenna un sorriso mentre guarda i manifesti di Forza Italia, e vede questo volto sorridente, affidabile, mostra quello che durante quegli anni ha portato così tanti voti a Berlusconi. La sua strategia era assolutamente basilare, lui puntava a rassicurare il popolo non i ricchi. Quelli lo invidiavano, di certo non lo votavano. Ha dato alla gente quello di cui aveva bisogno, con tutti i problemi causati da tangentopoli, dalle tasse, dalla disoccupazione, pensare che c’è qualcuno che pensa a te, e che quel qualcuno sia lui, è di sicuro, per chi ci crede ovviamente, più rassicurante ed efficace di qualunque altra tecnica mediatica.