IL BRITISH MUSEUM RICOSTRUISCE LA VITA E LA MORTE DELLA CITTÀ
DATA DI USCITA: 25 novembre
DURATA: 74′
VOTO: 4 su 5
Anno 79 d.c., sotto il regno dell’Imperatore Tito si consumò una delle più grandi tragedie della storia: il Vesuvio, bellezza e terrore che ancora respira sul Golfo di Napoli, eruttò con tutta la furia di cui è, probabilmente, ancora capace e rase al suolo la citta di Pompei e la vicina Ercolano.
Il disastro accadde, secondo gli studi, in una notte di fine estate e una delle cose più commoventi quando si visitano i resti della città che fu sommersa dalla lava, patrimonio culturale e mal gestito della Campania e dell’Italia intera, è proprio vedere le sagome pietrificate di uomini e donne in posizione fetale e in alcuni casi tra loro abbracciate per l’ultima volta.
Visitare Pompei, nonostante il modo scandaloso in cui il sito archeologico viene tenuto (il crollo della schola armaturarum è solo l’evento che ha palesato l’abbandono del luogo), è come prendere in pochi secondi una macchina del tempo e fare un salto indietro di venti secoli. La vita dell’antica Roma si palesa nelle vie di quella città dormiente e i maggiori storici del mondo ancora studiano i resti della tragedia.
Il British Museum di Londra, in seguito al successo della mostra Life and death in Pompeii and Hercolaneum e proprio attraverso le parole e le indagini dei più grandi esperti mondiali dell’accaduto, ha deciso di ricostruire minuziosamente le ultime ore della citta schiacciata dalla lava e dalla furia del Vesuvio e di ridare vita, in qualche modo a quegli istanti che son diventati storia, di cui ancora ammiriamo i resti nonostante la natura, come spesso capita, abbia vinto sull’uomo.
Con effetti speciali straordinari Pompei cattura lo spettatore e rende contemporaneo e verosimile, seppur raccontando l’evento in maniera eccessivamente didattica in alcuni passaggi, un evento che, per fortuna, nella storia non ha eguali. Fa rabbia, da una parte, vedere come un frammento del nostro passato che qui, dove è presente con i suoi resti, non è curato e non è sfruttato come dovrebbe essere, viene preso in prestito e reso evento da altre parti del mondo eppure l’impatto di questo documentario è talmente forte nelle tre dimensioni in cui viene presentato che la voglia di immergersi totalmente in un lavoro eccelso placa il dispiacere del nostro non essere all’altezza dei tempi che furono. E di quelli che sono.