Roma Film Fest – Another me: recensione film (Concorso)

L’ULTIMO FILM IN CONCORSO DELUDE DEL TUTTO LE ASPETTATIVE

GENERE: thriller

DURATA: 86′

VOTO: 2 su 5

Ah, l’adolescenza. Periodo deleterio per i giovani che si rendono conto di essere più emotivi del solito, e per i genitori il cui comportamento dei figli è incomprensibile. Inizialmente Another Me, ultimo film presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma, sembrava dirigersi verso questo delicato e già approfondito tema. La protagonista infatti, Fay (Sophie Turner), apre la scena con un monologo sull’esistenzialismo, in una scena dal tono dark e una musica suggestiva. Anelli gotici, trucco nero colato, anfibi. La classica ragazza ribelle ammaliata dalle forze oscure, che si rifugia nel male per sfogare la sofferenza dovuta alla malattia terminale del padre.

Eppure il film, ad un certo punto cambia rotta, spostandosi in direzione del soprannaturale. Fay infatti, comincia a sentirsi minacciata da qualcuno che si spaccia per lei, prende il suo posto alle prove per la recita di fine anno, saluta i professori al suo posto, scatta fotografie al suo fidanzato. Il mistero prende forma quando il padre le rivela che lei aveva una gemella, morta durante il parto della madre. Ma può essere davvero un fantasma a minacciarla? Tra chi le crede e chi pensa sia pazza, la tragedia inesorabile percepita per tutta la durata del film si conclude nell’atto finale.

Quello di Isabel Coixet è un thriller soprannaturale, dall’atmosfera cupa e una propensione verso un qualcosa di terribile che sta per accadere. Non si capisce però bene dove il film voglia andare a parare, lasciando dell’incerto su quale sia realmente il fulcro della storia. Gli spunti trattati convertono tutti nella direzione del surreale, che però non tutti accettano di vedere. Il tema dello sdoppiamento della personalità non è affrontato in maniera efficace, perché invece che riflettere e giocare sulla doppia faccia che una persona più assumere, si finisce per scavare il mondo dell’ignoto con banalità.

Una storia che si fa beffe di se stessa, già nella decisione di voler trattare così superficialmente un argomento trito e ritrito. Il problema quindi, è proprio nella lacunosa e vaga sceneggiatura, che non sa sfruttare a pieno la sua protagonista che ha provato a salvare artisticamente un personaggio del tutto privo di realismo.

 

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