LA TRASPOSIZIONE DEDICATA ALLA GENERAZIONE TEEN DELLO SHAKESPSPEARIANO DRAMMA
La tragedia di Romeo e Giulietta è a tutti gli effetti un archetipo al quale si sono ispirate moltissime storie d’amore, anche recenti. L’idea che due persone divise da differenze incolmabili (nel caso originale provenienti da due famiglie nemiche ma poi anche da mondi diversi, di natura di versa e così via) è stato uno dei soggetti più sfruttati sia nei romanzi che nelle storie romantiche cinematografiche: senza andare eccessivamente indietro negli anni la stessa saga di Twilight o 50 sfumature hanno un plot che si basa sul concetto che l’amore possa superare ogni tipo di diversità affrontando i più svariati ostacoli.
Gli adattamenti cinematografici del dramma shakespeariano sono molte ma quelle degne di nota sono principalmente due: la versione legata in tutto e per tutto all’opera originale di Franco Zeffirelli e quella moderna e decisamente pop di Baz Luhrman.
Queste due letture di Romeo e Giulietta sono il meglio che il cinema ha regalato ispirandosi ai due amanti veronesi ed è per questo che sembra quasi incomprensibile il motivo per cui Carlo Carlei abbia deciso di proporre per l’ennesima volta sul grande schermo il più famigerato racconto d’amore del mondo.
Romeo e Giulietta di Carlei è una buona trasposizione del dramma più vicina alla versione classica di Zeffirelli – con le dovute differenze che corrono tra il Maestro e il discreto regista – che a quella di Luhrman pur puntando, sia per la scelta degli attori – uno su tutti Ed Westwick il Chuck Bass della fortunata serie tv Gossip Girl che ancora una volta rivediamo nei panni del cattivo interpretare Tebaldo – sia per la modalità di adattamento della storia a un pubblico giovanissimo che richiamato dai suoi mediocri beniamini da serie tv andrà al cinema e si innamorerà della storia tra il Montecchi e la Capuleti che sembrerà loro solo una versione più realistica e drammatica di quella tanto amata della Meyer e che, come già successo, cadrà nel dimenticatoio alla prossima moda dal marketing accattivante con l’unico, enorme, rammarico che in un momento di totale mediocrità culturale rendere il gran Sir William agli occhi dei ragazzi l’ennesimo scrittore di passaggio è un peccato.
Riproporre sul grande schermo Romeo e Giulietta con l’unico scopo di avvicinare i giovani al romanzo è un atto furbo e del tutto inutile come il film di Carlei. E mentre Shakespeare si rivolta nella tomba sembra doveroso consigliare: mai dare le perle ai teen.