ECCO LO SPAGHETTI GANGSTER CHE PUO’ PORTARE IL CINEMA ITALIANO OVUNQUE
Finalmente. Finalmente un film in italiano, in concorso, che ci riscatta dal modello “commedia italiana con denuncia sociale”. Take five, opera seconda di Guido Lombardi, è un film bello, curato nei dettagli, coinvolgente, ironico, violento, vero senza la pretesa di essere “la verità così come è” a Napoli.
Un film che ha tutte le carte in regola per competere non solo al Festival del Cinema di Roma, ma sul mercato internazionale. Perché Guido Lombardi, classe 1975, napoletano, autore di Là-bas-Educazione criminale, presentato alla 68ª Mostra del Cinema di Venezia e premiato come miglior film della sezione Settimana della Critica, Leone del Futuro – Premio Opera Prima Luigi de Laurentiis, oltre che candidato come Miglior film d’esordio al David di Donatello e ai Nastri d’argento, lo ha pensato, scritto e girato come voleva, lottando per il suo cast (formidabile), non accettando altisonanti nomi di attori europei molto quotati, arrivando quasi a rischiare il suo coinvolgimento come regista, per proteggere questa storia, nata più o meno cinque anni fa (prima di La Bas quindi) dal suo incontro con Gaetano Di Vaio, attore e co-produttore della pellicola.
“Cinque anni fa le risorse a nostra disposizione erano minori, non avevo ancora girato La Bas e non avevamo l’interessamento di Rai Cinema né la possibilità di accedere ai fondi Mibac”- racconta Lombardi. “quindi abbiamo pensato ad un low budget con pochissime location, avendo come riferimento The big Kahuna (film di John Swanbeck, 1999, ndr) interamente girato in una stanza di albergo. Poi, per fortuna avevamo più soldi del previsto e ci siamo presi qualche location”. Take five prende il titolo e il ritmo del brano jazz del Dave Brubeck Quartet, cui si aggiungono brani scelti da Giordano Corapi, che oltre ad essere omaggio al grande cinema, sono co-protagonisti della pellicola.
La storia è quella di cinque uomini legati dal destino che avrà la rapina cui scelgono di partecipare: Gaetano (Gaetano Di Vaio) è un rapinatore che ha scontato diversi anni di carcere e ora fa il ricettatore. Peppe detto ‘O Sciomèn (Peppe Lanzetta)è una leggenda del quartiere, rapinatore a sua volta, appena uscito dal carcere dove ha scontato 10 anni. È depresso. Ruocco (Salvatore Ruocco, ex-pugile) è un pugile, costretto agli incontri clandestini dopo aver spaccato una sedia in testa ad un arbitro corrotto. Striano (Salvatore Striano, protagonista dell’acclamato Cesare deve morire dei fratelli Taviani, ma scelto da Lombardi prima che lo scegliessero i Taviani) è un fotografo rapinatore, un piccolo boss di nuova generazione dei Quartieri Spagnoli.
Carmine (Carmine Paternoster) è un semplice operaio del comune di Napoli, addetto alle fogne, che conosce a menadito. Ha il vizio del gioco. Una mattina si ritrova nel caveau del Banco di Napoli a causa di una perdita alla rete fognaria. E gli viene un’idea che sconvolgerà le vite di tutti e cinque, messi insieme da Gaetano. C’è Napoli, c’è la camorra, c’è un ragazzino avvezzo alle frequentazioni balorde, una boss che non vuole mollare il potere. Ma Take Five è uno “spaghetti gangster” come lo definisce lo stesso Lombardi, che può davvero aspirare ad essere un film da esportare, per la forza che ha, in un mix di generi che spazia da I soliti ignoti, a Le iene, a Rapina a mano armata.
Girato con estrema cura dei dettagli, interpretato magistralmente da tutti i protagonisti – Striano ha una faccia e una recitazione che ricordano il giovane De Niro – Take five dà respiro al nostro cinema, spesso un po’ troppo costretto nella commediao nel dramma sociale. “Non potevano che essere loro, gli ho cucito addosso le parti” spiega Lombardi. Tre attori su cinque hanno avuto precedenti penali “ ma mai per rapina, per cui siamo stati bravi assai” racconta Striano. Bravi assai, tutti, dai produttori (Minerva Pictures con Rai Cinema, insieme a Figli del Bronx e da Eskimo) al regista, al cast artistico e tecnico. Da vedere, assolutamente.