UN FILM HORROR PROMETTENTE, MA CHE PECCA IN UNA SCENEGGIATURA A VOLTE TROPPO DEMENZIALE
GENERE: horror
DURATA: 103’
VOTO: 2,5 su 5
Nella presentazione di un film, il titolo e il trailer sono fondamentali. E’ ciò che lo rappresenta, la vetrina che se accattivante prende l’attenzione delle persone. L’apparenza però, come sappiamo, a volte, per non dire spesso, inganna. Questo è il caso di The Green Inferno, remake non ufficiale di Cannibal Holocast, film degli anni ’80. Diretto da Eli Roth, è un horror che segue la scia di Hostel 1 e 2, ovvero film di genere girati con un forte realismo, con protagonisti che vanno alla scoperta di un posto lontano da casa.
Un gruppo di ragazzi di un’associazione ambientalista partono alla volta dell’Amazzonia per fermare dei bulldozer che vogliono abbattere alberi e villaggi per estrarre materie prime da utilizzare nel commercio mondiale. La dimostrazione va a buon fine, e quando salgono sull’aereo che li deve riportare in terra madre inizia l’incubo. L’aereo infatti si schianta nella foresta e i sopravvissuti vengono fatti prigionieri da una popolazione indigena che presto si scopre anche cannibale: uno ad uno, i ragazzi vengono uccisi per nutrire gli abitanti. Bisogna quindi escogitare un piano per la fuga, anche se si rivela più difficile del previsto.
Eli Roth si occupa di horror dall’inizio della sua carriera e ne è un vero cultore – non a caso, alcuni dei corti da lui girati sono stati inseriti anche in vari film di Quentin Tarantino. Per la voglia di prendersi sul serio, è anche uno a cui piace pensare meticolosamente a come spaventare il suo pubblico, calandolo in una realtà che sente a lui vicina. Da questo punto di vista anche stavolta non delude, creando scene davvero raccapriccianti. Corpi massacrati, morti orripilanti, sangue ovunque quando meno te lo aspetti.
All’horror però unisce una sceneggiatura per certi versi ironica e beffeggiatrice, quasi a voler prendere in giro il genere da lui prediletto, sulla scia di uno Scary movie reale dal tono più macabro. Dialoghi improbabili, risate suscitate dalla demenzialità di alcune sequenze, e risvolti alquanto poco convincenti fanno perdere continuità all’angoscia percepita dallo spettatore per l’evolversi della situazione. È un film ben calato nella realtà dei nostri giorni, ma una vicenda che si sente come possibile solo per nel pensiero generale e non nello svolgimento dei fatti cinematografici: cannibali drogati di marijuana con tanto di fame chimica (umana, in questo caso), atti sessuali e fisici totalmente a sproposito.
Fatta questa precisazione, che nel giudizio definitivo sul film pesa abbastanza in maniera negativa, gli amanti del genere apprezzeranno The Green Inferno, anche se la violenza e la cattiveria umana non raggiungono la stessa intensità e qualità dei tempi di Hostel.