LA RICERCA DI IDENTITÀ DA PARTE DI UNA GIOVANE RAGAZZA, NELLO SCENARIO POVERO DEL CILE
DURATA: 77 minuti
VOTO: 2,5 su 5
Nonostante siano giovanissimi, Diego Ayala e Anibal Jofrè hanno dato vita ad un prodotto estremamente sensibile, realizzato al limite dell’amatoriale. La conoscenza di questi due ragazzi del cinema è profonda sotto tutti i punti di vista, prescindendo dal mero tecnicismo, si può vedere in Volantin Cortao l’intenzione ferma di non voler dare un messaggio preciso ma semplicemente di raccontare senza dare giudizi, ma utilizzando la macchina quasi in modo documentaristico.
Paulina è una ragazza di 21 anni che lavora in un centro di riabilitazione per ragazzi. Non ha problemi in famiglia, anzi è benestante e ha una solida famiglia alle spalle. Durante il suo tirocinio incontra Manuel, uno dei ragazzi del centro, che vive una condizione parallelamente opposta alla sua. Non ha genitori, lo hanno abbandonato alla nonna da neonato e appartiene a quella fascia della popolazione cilena classificabile tra le più povere e ricche di delinquenza. Paulina ne rimarrà affascinata, e con lui intraprenderà una ricerca di se stessa che giustifichi la sua inquietudine.
Storia che sembra stereotipata ma non lo è, la trama di Volantin Cortao presenta una delicatezza talmente sottile da risultare impercettibile. Un po’ lento nel suo svolgersi, la pellicola della giovanissima coppia di universitari Ayala e Jofrè offre spunti interessanti perché lascia intendere senza forzare, non volendo sfruttare il percorso di Paulina come metafora di qualcos’altro ma semplicemente mostrando lo svolgersi naturale delle cose.
La conclusione stessa del film è aperta, non vuole il finale, quello che tutti sperano o viceversa, che non si aspettano. La pretesa di vedere nel diverso la possibilità di un cambiamento per sé stessa causerà non pochi problemi a Manuel, che, nonostante il suo passato, è fermo in ciò che crede ma non rinuncia alla sua natura quando necessario.