American Hustle: recensione film

DAVID O. RUSSELL CI INTRODUCE NEL REGNO DI HOLLYWOOD, CINEMA CLASSICO E GRANDE STILE

american-hustle locandinaGENERE: dramedy

USCITA IN SALA: 13 dicembre 2013

DURATA: 129 minuti

VOTO: 4,5 su 5

Partiamo dal lato negativo, la sorrentiniana tendenza a non sforbiciare in sala di montaggio. Capitolo chiuso, ora parliamo del lato positivo di American Hustle, un film totale che omaggia il cinema classico di Hollywood, anzi ne è l’esempio lampante. Scritto, girato, recitato ed elaborato in maniera sublime, certo qualche macchia o imperfezione la si possono trovare nei 130 minuti di girato, ma il risultato è un’opera complessa e ingegnosa che appassiona e fa riflettere.

David O. Russell versione europea, sembra lavorare in quel posto magico dove l’autorialità spicca sul manierismo patinato, e invece sforna un film di caratura internazionale, un prodotto degno delle lettere a caratteri cubitali che spiccano sulla città degli angeli. I punti di forza sono l’intreccio narrativo mai banale o scontato, il pathos in continuo equilibrio tra commedia di classe e dramma alle porte e le interpretazioni che riesce a tirar fuori da un cast spettacolare.

Christian Bale ancora una volta capomastro e qui trasformista, Bradley Cooper sopra le righe in un ruolo demodè che richiedeva tale lignaggio, un duo formato dalle sensualissime Amy Adams e Jennifer Lawrence, oramai star affermate nel panorama degli Oscar. Una lezione di cinema in pompa magna, per chi di cinema vive e si nutre, chi non recepisce questo messaggio è meglio che cambi mestiere. La gente crede a quello che vuole credere, gli artisti si riconoscono dai dettagli e American Hustle ne è colmo.

Capovolgimenti di scena e situazioni intricate per questa storia di truffe e raggiri, in cui un onesto ma geniale malfattore viene coinvolto con la sua partner dal Bureau per incastrare pezzi grossi della politica troppo facili alla corruzione. Per smantellare una tale complessa organizzazione e avere le prove bisogna architettare un piano brillante ed ogni scacco deve andare al suo posto nel puzzle.

È proprio a livello molecolare che ogni singola sequenza del film trova il suo posto, seduce la mente, inganna lo sguardo, la regia porta lo spettatore su binari diversi e crea molteplici diversivi, differenti punti di vista per dare vita ad un unico grande raggiro. E per farlo sfodera il meglio del suo repertorio, avvalendosi di un cast ad orologeria e situazioni di vita vissuta (nella periferia yankee degli anni 70) in cui è possibile fluttuare sul filo del rasoio, mettendo in gioco speranze e sentimenti, propri ed altrui.

Politici, mafiosi, delinquenti, agenti speciali, procuratori, come un grande gangster movie, tutto viene appreso e ripreso nell’elogio al cinema noir che si unisce alla commedia classica, alla quale si aggiunge una buona dose di nouvelle vague. Questa è la potenza di O.Russell, il suo lato positivo, avere il polso fermo nelle situazioni più complicate e trarre il meglio da un plot semplice quanto esplosivo. Non c’è raggiro in questo, solo una piacevole sensazione di maestosità cinematografica.

 

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