BEN STILLER, DURANTE L’INCONTRO, TIENE UNA VERA E PROPRIA LEZIONE SUL SENSO DELLA VITA IN OCCASIONE DEL SUO I SOGNI SEGRETI DI WALTER MITTY
L’ex Zoolander arriva a Roma per presentare il suo maturo, poetico e sognante I Sogni Segreti di Walter Mitty. Proprio lui, Ben Stiller, da sempre re delle commedia americana, parte integrante dello scanzonato e gaio Frat Parck di Will Ferrel, Vince Vaughn e Owen Wilson, dirige ed interpreta un film profondamente diverso dalla sua precedente filmografia, riuscendo a tracciare un solco sia nella sua carriera che nell’animo dello spettatore che resta abbagliato dalla luminosità della pellicola.
Ben Stiller, in I Sogni Segreti di Walter Mitty, impersouna un sognatore romantico e idealista, alle prese con una realtà che lo tormenta e lo blocca; proprio la capacità di sognare e la creatività sono state il filo conduttore di un’allegra e profonda conversazione con lui.
Il film, per certi versi, si può considerare come un’opera autobiografica? Provi le stesse sensazioni del personaggio?
Ogni volta che faccio un film attingo dalla situazione che sto vivendo in quel momento e in Walter Mitty ho riporto ciò che provo ora, c’è dentro molto di me, quindi. Con il cinema cerco di cogliere l’opportunità di fare cose che non ho mai fatto, dirigere poi ti fa spingere su territori ”scomodi” per certi versi. In questo film c’è uno stile sicuramente più malinconico ma è anche pieno di sentimenti, una nuova esperienza davvero emozionante che non mi ha obbligato ad essere per forza divertente e spensierato.
Nella pellicola traspare un forte senso esistenzialista che vuol illuminare il concetto stesso della vita anche in base al destino.
Credo molto nel fato, infatti. La sceneggiatura ovviamente ha dettato lo stile, il personaggio di Walter passa tutta la vita a guardare fotografie ma non ha mai fatto nulla di stimolante, effettivamente l’immagine è al centro della storia che è più aperta e meno cinica, nel farlo sentivo ciò che la narrazione e la vita mi ispirava. È importante essere consapevoli di certe cose, ti permette di non adagiarti mai.
Il tuo personaggio è bravissimo sullo skateboard, si può dire la stessa cosa di te?
Sono cresciuto a New York City e ovviamente mi piace, lo amo molto, però non sono così bravo. Nel film, in molte inquadrature, sono io, soprattutto in quelle in cui mi vedo frontalmente. Ma di certo non ho fatto tutte quelle acrobazie! Però sì, mi piace, ed ho insegnato anche a mia figlia ad andarci su.
Possiamo affermare che è una commedia esistenziale?
Per me uno dei temi più importanti è cercare un contatto e stabilire una connessione. Sognare ti consente di vivere ma blocca il personaggio sul rapporto con gli altri, ormai è difficile essere concreti, Walter è come se si fosse ritirato, oggi, per l’esistenza, è molto difficile. Bisogna allontanarsi dallo schema del virtuale per ricercare la vera collocazione nel mondo. Questo è un problema concreto per le nuove generazioni ma nel film c’è un’importante lezione.
Che consigli dai a tutti i Walter Mitty, sognatori e idealisti, sparsi nel mondo, che devono confrontarsi tutti i giorni con un mondo, per certi versi, brutale e cattivo?
… Non so che consigli potrei dare, sicuramente una cosa importante è che per Walter la sua immaginazione è un componente fondamentale. Posso solo dire che è fondamentale continuare a sognare, anche a occhi aperti, perché a volte è proprio l’immaginazione a metterti in connessione con il mondo reale, bisogna poi restare creativi. Sempre.